lunedì 26 gennaio 2015

"Guardare a Papigno come opportunità, non come problema" le proposte di SEL all'Open Day Papigno

Testo dell'intervento all'Open Day Papigno.

Quella di oggi una discussione, un'apertura al territorio, che SEL chiede da tempi non sospetti (maggio 2013) quando ancora la vicenda studios-Cinecittà-Comune sonnecchiava nell'indifferenza più completa. Abbiamo sempre chiesto che il sito di Papigno non restasse un “problema amministrativo”, ma che venisse affrontato come una sfida, complessa e difficile, assolutamente, ma che aprisse a prospettive nuove.
Così come abbiamo sempre chiesto con forza la cessazione di ogni rapporto con Cinecittà, elemento essenziale per ogni ragionamento che volesse essere libero da condizionamenti. Questa convenzione, dalle condizioni particolarmente favorevoli stabilite per attrarre il soggetto gestore, non ha mai generato un ritorno significativo per la comunità, scadendo inesorabilmente verso una totale inadempienza, per troppo tempo tollerata.

Non sono più i tempi di finanziamenti pubblici generosi (e a volte anche troppo generosi...) che hanno portato al sorgere di generici spazi multifunzionali che si sono poi rivelati sottoutilizzati e dagli oneri di manutenzione insostenibili. La triade “spazi espositivi – auditorium – servizi correlati” se non è funzionale a un progetto valido non può garantirne la sostenibilità, anzi, si trasforma in costi inutilmente gravosi per la collettività.
Bisogna allora pensare a soluzioni nuove, magari anche profondamente diverse da quelle immaginate fin qui come naturale destinazione di questi spazi. L'industria culturale e creativa, l'economia della conoscenza, con le loro relazioni e i loro collegamenti, offrono un amplissimo spettro di declinazione.
E bisogna cambiare punto di vista: capire che Papigno può essere un'opportunità per l'intero territorio (una risorsa unica, per strutture, ubicazione, contesto naturalistico) e non un problema da risolvere in qualche modo, peggio, in qualsiasi modo. I casi esistenti – e di successo – a esso in qualche modo riconducibili, presenti in altre zone del Paese possono essere utili tracce di lavoro, ma sarebbe un errore un tentativo di riproposizione pedissequa: ogni sito, ogni realtà socio-economica deve perseguire un proprio percorso capace di essere attrattivo per investimenti privati – supportati da un intervento pubblico lungimirante – che sappiano essere remunerativi nel lungo periodo. Occorre un'idea di città, di territorio, per i prossimi decenni, senza rigidità ma con una visione di fondo.
Ecco quindi che la definizione di un master plan chiaro e la presenza di una governance in grado di giocarsi la sfida, che abbia idee altrettanto chiare, che sia dinamica e capace di attrarre i soggetti imprenditoriali, diventano elementi essenziali.

Per questo è necessario, a nostro avviso:
  • indire un concorso di idee (o un procedimento idoneo che si riterrà opportuno), un bando aperto di dimensione europea basato sul confronto della qualità progettuale e dell'affidabilità del soggetto gestore; l'Amministrazione, una volta individuate le linee guida di fondo, nomini una commissione d'alto livello, con presenze significative rappresentanti il mondo della cultura, dell'architettura, dell'urbanistica e dell'imprenditoria; perché le buone idee vengano caratterizzate da un'eccellenza di fondo, attrattiva in sé;
  • il riconoscimento da parte della Regione dell'Umbria del ruolo strategico del sito per tutto il centro Italia; occorre quindi attivare protocolli con le regioni limitrofe come già avvenuto per altri settori (sanità, turismo, trasporti); da questa centralità devono derivare investimenti e scelte di programmazione coerenti e diventa fondamentale sfruttare le opportunità concesse dalla nuova programmazione dei fondi strutturali europei (parliamo di quelli relativi allo sviluppo economico piuttosto che di quelli della cultura);
  • una definizione chiara e preventiva del ruolo del pubblico nella gestione: di pianificazione nella fase iniziale di progettazione, di catalizzatore di risorse e soggetti imprenditoriali in quella di implementazione e che sappia evolvere successivamente con un'azione di governance dinamica e innovativa all'interno del soggetto gestore che nascerà (sia esso consorzio, associazione di imprese, o altro);
  • l'individuazione di una proposta che, tenuto conto della complessità del sito e delle sue dimensioni, sia capace di prevedere una crescita “modulare”, cioè sostenibile economicamente e ambientalmente, per step successivi e integrabili. Di cattedrali nel deserto e di grandi idee abbandonate ce ne sono fin troppe nel nostro Paese.
Ci auguriamo, infine, che questo sia il primo passo verso un'azione costante di apertura alla partecipazione in scelte che, tenuto conto dell'impatto economico degli investimenti (già sostenuti e da sostenere) e la valenza per la comunità del sito, se devono essere studiate e sostenute da basi tecniche e imprenditoriali, non possono non trovare un coinvolgimento di una platea più ampia.
E questo deve valere per Papigno, ma anche per altre vicende che devono vedere le scelte dell'amministrazione aprirsi al confronto con la comunità.


Terni, 24 gennaio 2015 

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