Testo dell'intervento all'Open Day Papigno.
Quella
di oggi una discussione, un'apertura al territorio, che SEL chiede da
tempi non sospetti (maggio 2013) quando ancora la vicenda
studios-Cinecittà-Comune sonnecchiava nell'indifferenza più
completa. Abbiamo sempre chiesto che il sito di Papigno non restasse
un “problema amministrativo”, ma che venisse affrontato come una
sfida, complessa e difficile, assolutamente, ma che aprisse a
prospettive nuove.
Così
come abbiamo sempre chiesto con forza la cessazione di ogni rapporto
con Cinecittà, elemento essenziale per ogni ragionamento che volesse
essere libero da condizionamenti. Questa convenzione, dalle
condizioni particolarmente favorevoli stabilite per attrarre il
soggetto gestore, non ha mai generato un ritorno significativo per la
comunità, scadendo inesorabilmente verso una totale inadempienza,
per troppo tempo tollerata.
Non
sono più i tempi di finanziamenti pubblici generosi (e a volte anche
troppo generosi...) che hanno portato al sorgere di generici spazi
multifunzionali che si sono poi rivelati sottoutilizzati e dagli
oneri di manutenzione insostenibili. La triade “spazi espositivi –
auditorium – servizi correlati” se non è funzionale a un
progetto valido non può garantirne la sostenibilità, anzi, si
trasforma in costi inutilmente gravosi per la collettività.
Bisogna
allora pensare a soluzioni nuove, magari anche profondamente diverse
da quelle immaginate fin qui come naturale destinazione di questi
spazi. L'industria culturale e creativa, l'economia della conoscenza,
con le loro relazioni e i loro collegamenti, offrono un amplissimo
spettro di declinazione.
E
bisogna cambiare punto di vista: capire che Papigno può essere
un'opportunità per l'intero territorio (una risorsa unica, per
strutture, ubicazione, contesto naturalistico) e non un problema da
risolvere in qualche modo, peggio, in qualsiasi modo. I casi
esistenti – e di successo – a esso in qualche modo riconducibili,
presenti in altre zone del Paese possono essere utili tracce di
lavoro, ma sarebbe un errore un tentativo di riproposizione
pedissequa: ogni sito, ogni realtà socio-economica deve perseguire
un proprio percorso capace di essere attrattivo per investimenti
privati – supportati da un intervento pubblico lungimirante – che
sappiano essere remunerativi nel lungo periodo. Occorre un'idea di
città, di territorio, per i prossimi decenni, senza rigidità ma con
una visione di fondo.
Ecco
quindi che la definizione di un master plan chiaro e la presenza di
una governance in grado di giocarsi la sfida, che abbia idee
altrettanto chiare, che sia dinamica e capace di attrarre i soggetti
imprenditoriali, diventano elementi essenziali.
Per
questo è necessario, a nostro avviso:
- indire un concorso di idee (o un procedimento idoneo che si riterrà opportuno), un bando aperto di dimensione europea basato sul confronto della qualità progettuale e dell'affidabilità del soggetto gestore; l'Amministrazione, una volta individuate le linee guida di fondo, nomini una commissione d'alto livello, con presenze significative rappresentanti il mondo della cultura, dell'architettura, dell'urbanistica e dell'imprenditoria; perché le buone idee vengano caratterizzate da un'eccellenza di fondo, attrattiva in sé;
- il riconoscimento da parte della Regione dell'Umbria del ruolo strategico del sito per tutto il centro Italia; occorre quindi attivare protocolli con le regioni limitrofe come già avvenuto per altri settori (sanità, turismo, trasporti); da questa centralità devono derivare investimenti e scelte di programmazione coerenti e diventa fondamentale sfruttare le opportunità concesse dalla nuova programmazione dei fondi strutturali europei (parliamo di quelli relativi allo sviluppo economico piuttosto che di quelli della cultura);
- una definizione chiara e preventiva del ruolo del pubblico nella gestione: di pianificazione nella fase iniziale di progettazione, di catalizzatore di risorse e soggetti imprenditoriali in quella di implementazione e che sappia evolvere successivamente con un'azione di governance dinamica e innovativa all'interno del soggetto gestore che nascerà (sia esso consorzio, associazione di imprese, o altro);
- l'individuazione di una proposta che, tenuto conto della complessità del sito e delle sue dimensioni, sia capace di prevedere una crescita “modulare”, cioè sostenibile economicamente e ambientalmente, per step successivi e integrabili. Di cattedrali nel deserto e di grandi idee abbandonate ce ne sono fin troppe nel nostro Paese.
Ci
auguriamo, infine, che questo sia il primo passo verso un'azione
costante di apertura alla partecipazione in scelte che, tenuto conto
dell'impatto economico degli investimenti (già sostenuti e da
sostenere) e la valenza per la comunità del sito, se devono essere
studiate e sostenute da basi tecniche e imprenditoriali, non possono
non trovare un coinvolgimento di una platea più ampia.
E
questo deve valere per Papigno, ma anche per altre vicende che devono
vedere le scelte dell'amministrazione aprirsi al confronto con la
comunità.
Terni,
24 gennaio 2015
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