domenica 29 marzo 2015

No allo "spezzatino" di ASM e ASFM

Con l'atto approvato dal Consiglio Comunale il 26 marzo, il piano di razionalizzazione delle aziende partecipate, si apre la strada, in sostanza, a una loro privatizzazione, seppur inizialmente parziale.
L'atto, però, non è solo figlio di un quadro legislativo nazionale fatto di provvedimenti che si affastellano e che spingono gli enti locali a disfarsi delle aziende sulla spinta di una ondata demagogica che fa di tutta un'erba un fascio, ma anche di una deliberata volontà politica.
Ci domandiamo perché il Comune di Terni, per esempio a proposito dell'ASFM, abbia rinunciato a mettere in atto gli impegni presi nella precedente consiliatura e gli orientamenti contenuti sia nel programma elettorale sia nelle linee programmatiche del Sindaco, dove si affermava, allora, che una possibile soluzione poteva essere rappresentata dalla costituzione di un'unica Azienda pubblica farmaceutica Regionale. E sullo stessa tema, in precedenza, era stato approvato un orientamento per riposizionare alcune farmacie comunali situate in aree non redditizie.
Anche per l'ASM, realtà importante per l'attuazione del progetto "Smart City", si pensava a un rafforzamento attraverso accordi societari con altre aziende pubbliche locali delle aree limitrofe. E proprio per il suo ruolo strategico, sul piano economico e su quello tecnologico, era stata chiamata in gioco solo poche settimane fa per il salvataggio dell'Isrim.
Che fine hanno fatto queste visioni e questi orientamenti? Possibile che non si sia trovata una soluzione differente per due aziende che non solo possono, anche per effetto delle riorganizzazioni degli ultimi anni, produrre ricchezza per la comunità a cui forniscono servizi essenziali, ma che rappresentano, esse stesse, delle componenti riconosciute di questa comunità?
Sel Terni non solo afferma la propria contrarietà all'atto, ma denuncia, ancora una volta, l'assenza, nell'azione amministrativa, di un'idea di città, senza la quale ogni atto o indirizzo seguono percorsi propri, dannosi o includenti.
Circolo SEL Terni, 29/03/15

giovedì 5 marzo 2015

Piano rifiuti: basta ambiguità, serve coraggio

La questione della gestione dei rifiuti, centrale per il governo del territorio, andrebbe affrontata con determinazione e coraggio. 
L’adeguamento del Piano di gestione adottato dalla Regione Umbria non va certo in questa direzione, non si pone obiettivi ambiziosi e continua a proporre politiche poco incisive cercando un equilibrio tra le pressanti richieste della popolazione e la salvaguardia dei poteri esistenti.
La programmazione messa i piedi fino a ora non ha portato i risultati sperati e solo la drammatica crisi economica è riuscita ad ottenere il risultato della riduzione della produzione di rifiuti. La raccolta differenziata va molto a rilento e la qualità delle frazioni raccolte lascia molto a desiderare. Una delle maggiori criticità è la raccolta dell’organico da cui si ricavano quantitativi irrisori di compost di qualità e inaccettabili quantitativi di scarti. 
Il fatto che l’adeguamento del Piano escluda l’incenerimento come chiusura del ciclo dei rifiuti è senza dubbio una vittoria per chi come Sinistra Ecologia Libertà ha lavorato insieme ad altri perché venisse modificato il Piano d’Ambito in tal senso, ma non basta.
Il nuovo piano prevede di chiudere il ciclo con la produzione del CSS da vendere come combustibile fuori regione e la cosa viene fatta passare come molto virtuosa in quanto finalmente i rifiuti non sarebbero più solo un peso da cui liberarsi e con cui riempire le discariche ma una risorsa. Ma quanto CSS andremo a produrre? Come si fa a puntare sulla massimizzazione della raccolta differenziata e sulla strategia “rifiuti zero” quando si parla di CSS senza porre dei limiti alla produzione e avendo già sottoscritto un accordo con un consorzio che si occuperà della gestione dello stesso? Come si farà a produrre un CSS di una qualità tale da essere venduto in maniera  conveniente a cementifici  e centrali elettriche se si dichiara di volerlo produrre solo da quello che rimane dopo aver differenziato tutto quello che si può differenziare? 
E sarebbe interessante sapere come si pone il Comune di Terni rispetto a quanto previsto dal Piano. Il Comune in passato ha più volte deliberato di essere contro ogni forma di incenerimento dei rifiuti compreso il CSS ma si troverà a vendere fuori regione il CSS che si produrrà anche all’impianto ASM di Maratta e ad avere nel suo territorio, grazie allo Sblocca Italia, due inceneritori che probabilmente saranno autorizzati a bruciare il CSS proveniente da fuori regione. Quello che esce dalla porta spesso rientra dalla finestra... 
Così non si va da nessuna parte, occorre cambiare visione. Il problema della chiusura del ciclo bisogna porselo dopo aver messo in campo efficienti politiche di riduzione della produzione dei rifiuti e dopo aver lavorato per creare filiere per il recupero e il riciclo dei materiali, sta qui lo snodo principale. I cittadini devono essere coinvolti con adeguate campagne di informazione ma anche con vantaggiose politiche tariffarie. Forse poi sarà più facile risolvere il problema della chiusura del ciclo, si scoprirà che i rifiuti possono davvero essere una risorsa e si sarà anche salvaguardato l’ambiente.

Circolo Sinistra Ecologia Libertà Terni, 03/03/2015