mercoledì 14 settembre 2011

Vendola: “A Bersani dico: Tutti insieme in Piazza”

“Il nuovo Ulivo di Bersani? E’ indispensabile partire, dare segnali forti a un Paese smarrito, mettere in campo una proposta di alternativa, rendere visibile la possibile unita’ di un grande centrosinistra che innanzitutto deve convocarsi, presentarsi, darsi un’agenda di lavoro. Possibile che non siamo in grado neppure di organizzare una grande manifestazione unitaria?», dice Nichi Vendola, leader di Sel e governatore della Puglia.
Sel sara’ in piazza il 1 ottobre, il Pd il 5 novembre. Ognun per se’?
Serve subito una grande piazza di alternativa. Io metto a disposizione di Pd e Idv la nostra data, se non va bene il 1 ottobre possiamo sceglierne un’altra tutti insieme. Dobbiamo muoverci, la crisi politica del centrodestra non trova uno sbocco virtuoso perche’ noi appariamo divisi».

Bersani dice: nuovo Ulivo e convergenza con l’Udc.
L’ossessivo e monotono appello alle forze centriste non ha consentito finora al Pd di compiere il gesto fondamentale di una chiamata alle altre forze del centrosinistra per ritrovare la tela dell’unita’».
Non e’ autolesionista limitare il campo d’azione del nuovo Ulivo?
«L’inseguimento delle sirene del moderatismo porta tutti noi verso la sconfitta. Certo che dobbiamo aprirci, ma a partire da un’idea forte di cambiamento che si sta facendo strada anche nei ceti medi. L’avvitamento del centrodestra fa sbandare anche la borghesia e lascia senza riferimenti il sistema delle imprese. Al posto di schemi astratti di “alleanzismo”, in cui pare sempre che la sinistra sia pronta a suicidarsi pur di governare, proviamo a parlare dell’Italia reale, e a liberarci da vecchi schemi. Lo ha scritto splendidamente Alfredo Reichlin sull’Unita’, ”abbiamo preso lucciole per lanterne, abbiamo scambiato il liberismo per riformismo, e quel finto riformismo covava anche le uova di serpente della compromissione affaristica”. Il punto e’ alzare la bandiera della riforma morale, e della lotta alla precarieta’. Altrimenti le parole del Papa rischiano di essere la cosa più radicale sui temi del lavoro…».
In questi giorni la priorita’ sembra essere il passo indietro di Berlusconi. Si parla di un governo di unita’ nazionale, di un possibile impegno del Pd.
«Che vuol dire? Che buttiamo giu’ dalla torre Berlusconi e salviamo Tremonti? Non credo alle fantasie di una destra buona che va liberata da quella cattiva. E poi per fare cosa? Una macelleria sociale ancora peggiore dell’attuale, magari con qualche tecnocrate piu’ presentabile? No grazie, io non ci sto. E soprattutto non ci stara’  il Paese».
Come valuta un eventuale scesa in campo di Profumo?
«Se la politica abdica al suo ruolo, si apre la strada a alchimie senza fondamento».
Pensa che ci sara’ un passo indietro del Cavaliere? Cosa si augura per questo autunno che si annuncia caldo?
«Mi auguro una sola cosa: le elezioni anticipate e la fine del berlusconismo, che ha contagiato anche la sinistra».
C’e’ chi dice che anche il suo leaderismo carismatico sia una forma di berlusconismo di sinistra.
«Quando parlo di contagio, mi riferisco a culture profonde, a partire dalla delegittimazione della nozione di pubblico. O ancora: dalla demenziale proposta del pareggio di bilancio in Costituzione. O dalle tante timidezze verso l’idea della patrimoniale. Non basta cambiare il guidatore se la macchina e il percorso restano immutati. O siamo in grado di capovolgere i capisaldi culturali di questa destra, a partire dal lavoro e dai suoi diritti, dall’articolo 8, oppure rischiamo di finire travolti».
E il suo “berlusconismo rosso”?
«Sono mistificazioni. Un leader populista manipola i bisogni del popolo, costruisce pulsioni regressive, cerca ossessivamente il capro espiatorio. Io sono quello che in piazza a Milano ha parlato dei fratelli rom e musulmani, il contrario esatto di una furbata populista. Le primarie sembravano una mia ossessione, eppure ci hanno fatto vincere a Milano. Se avesse prevalso il Pd di Penati, la Moratti sarebbe ancora sindaco».
Come valuta il caso Penati?
«Non sono tra chi pensa di lucrare sulle difficolta’ del Pd e vivo drammaticamente queste inchieste. Siamo tutti in apnea, temo che il guasto sia piu’ esteso di quanto emerso finora, come dimostra l’apertura di un versante torinese delle inchieste. Bisogna evitare di arroccarsi nel fortino, di evocare complotti che non ci sono, uscire allo scoperto e aggredire le radici della questione morale, che sono nella commistione tra politica, affari e impresa. Ci sono stati casi che hanno toccato il centrosinistra in tutto il Sud, dalla Puglia alla Calabria, dalla Sicilia alla Campania. Ora il Nord. Il “nemico” e’ entrato nel nostro accampamento. La questione morale rischia di affondare il centrosinistra, proprio ora che dovremmo volare. Le primarie possono farci uscire dal guado, essere un momento “rifondativo”».
Come affronterebbe il debito pubblico e i paletti finanziari dell’Ue?
«La sinistra deve affrontare di petto la crisi di un’Europa in cui l’unica autorita’ politica e morale appare Trichet. E fare i conti col fallimento delle formule neoliberiste di Blair, Schroeder e Zapatero. Oggi salvare l’Europa e rifondare la sinistra sono un unico discorso, e questo passa anche per la contestazione della sottomissione della politica alle banche. Il debito? Va aggredito con la patrimoniale, con la tassazione delle rendite finanziarie e con il taglio secco delle spese militari. E bisogna ridiscutere a Bruxelles quei vincoli che vengono presentati come tavole della legge e invece sono diktat ricattatori”.

Andrea Carugati (fonte: Unità)

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