Da
qui al 2019
C’è
SINISTRA in città
La crisi di questi anni ha cambiato
la nostra città, le donne e gli uomini che la vivono, ha modificato
la scala delle priorità e delle speranze, aumentando rabbia e
disperazione.
Non sono molti i segnali di
miglioramento dell’economia, anche per il carattere stesso del
sistema produttivo umbro, rivolto in gran parte a un mercato interno
che stenta a riprendere.
E' a questa città che dobbiamo dare
risposte, subito. La nuova amministrazione dovrà fare della qualità
della vita dei
suoi cittadini l'asse portante di tutte le sue politiche. E dovrà
porre in essere a un tempo un'azione di proposta, come le impone il
mandato ricevuto, e un'azione di ascolto non formale ma concreto.
Il primo impegno sarà svolgere un
ruolo attivo e fortemente incisivo, insieme alle forze sociali
cittadine e alla Regione dell’Umbria, per ottenere dal Governo
nazionale gli strumenti pubblici necessari a consolidare la presenza
industriale che ha
nei poli di eccellenza degli acciai speciali e della chimica avanzata
due realtà irrinunciabili: una rinnovata fase di sviluppo
manifatturiero, sempre più capace di coniugare lavoro e rispetto del
territorio, dell’ambiente, della salute.
Quindi una politica
ambientale, sul
fronte delle emissioni e dei rifiuti,
coraggiosa. Una mobilità
dolce e sostenibile. Un
nuovo rispetto
per il territorio,
non più visto come fonte di speculazione ma come ricchezza comune.
Un sostegno al diritto
all'abitazione e
ai diritti
civili che le
accresciute sensibilità rendono inderogabili. Una difesa del sistema
sociale senza
derive o scorciatoie utilitaristiche. L'impegno ad adottare il troppe
volte evocato bilancio partecipativo accompagnato a una riforma della
macchina amministrativa e del decentramento.
Prospettive ambiziose, ma cinque
anni possono cambiare non solo il volto ma anche la carne di una
collettività.
Sta
a tutti noi lavorare per cambiarla in meglio.
Anche
per questo
C'E'
SINISTRA IN CITTA'
PRENDERSI
CURA DEL TERRITORIO
Costruire, significa collaborare
con la terra, imprimere il segno dell'uomo su un paesaggio che ne
resterà modificato per sempre; contribuire inoltre a quella lenta
trasformazione che è la vita stessa delle città.
(Marguerite
Yourcenar)
In Italia l’80% della popolazione
vive nelle città. Le città sono luoghi di eccellenza, ma anche sedi
delle più forti contraddizioni e diseguaglianze. La politica può
aiutare a risolverle o contribuire ad acuirle.
E' nel governo delle città che si
rende evidente la differenza tra centrodestra e centrosinistra, tra
interessi speculativi e interessi dei cittadini, fra la città
considerata come merce
e la città intesa come bene
comune.
Il nostro percorso va senza dubbio
verso un'azione di soluzione di queste contraddizioni e
diseguaglianze: è quindi necessario un forte rinnovamento nella
prassi del governo della città attraverso l’attiva partecipazione
dei cittadini alle scelte organizzative e decisionali.
Bisogna innanzi tutto invertire la
tendenza a perpetuare il modello dissipativo oggi prevalente, che
tiene insieme espansione urbana (pur in assenza di una significativa
crescita demografica) e opere pubbliche dai costi astronomici e con
pesantissimo impatto ambientale. Bisogna avviare nelle nostre città
una nuova politica
urbanistica fondata sul
risparmio e sulla tutela del paesaggio, sulla riqualificazione
dell’edificato, sulla manutenzione dell’esistente nel centro
urbano e nelle periferie, in una prospettiva di edificazione “volumi
zero”.
In questa ottica particolare
attenzione va posta all’utilizzo degli spazi
urbani vuoti.
“Il vuoto è il protagonista
dell’architettura... perché l’architettura è soprattutto
l’ambiente, la scena ove la nostra vita si svolge”,
affermava Bruno Zevi; essa dovrebbe contribuire, nella sua essenza,
“alla sanità, alla
forza, al godimento dello spirito”,
diceva invece Ruskin.
Non aver coscienza del valore
dei vuoti urbani è come
negare la storia e la morfologia delle città. Considerarle un
ammasso di metri cubi, di volumi e di spazi liberi solo in attesa di
essere riempiti è ciò che una cultura urbana piegata agli interessi
di mercato vuol far credere, ma non è ciò che pensano gli abitanti
che cercano una piazza in cui trovarsi, i ragazzi che vorrebbero un
cortile o un parco in cui giocare, gli anziani che passeggerebbero
volentieri in uno spazio alberato.
I vuoti urbani hanno una funzione
importante nell’equilibrio tra pieni e vuoti, spazi liberi ed
edificati. Danno forma alla città e ne costituiscono l’immagine.
E' spesso negli spazi pubblici che si svolge la vita collettiva.
La pura difesa della rendita
parassitaria urbana è la principale causa del degrado ambientale e
sociale delle città e concausa della mancanza di educazione del
cittadino alla cura dello spazio pubblico, e quindi
dell'indifferenza, dell'incuria, del maltrattamento dell'ambiente
collettivo.
Una pianificazione e gestione del
territorio che intenda rispondere agli interessi pubblici deve quindi
tornare a considerare la città come luogo di inclusione sociale.
Terni non ha bisogno di una crescita
edilizia fine a se stessa, capace solo di consumare territorio;
l'edilizia, ancora asse portante dell'economia dei nostri territori,
deve guardare avanti, a spazi che possano coniugare redditività per
le imprese e qualità della vita per tutti i ternani.
Gli oneri d’urbanizzazione sono
stati da tempo distolti dalla loro funzione originaria, finendo
spesso per coprire spese correnti. Il risultato sono le centinaia di
appartamenti invenduti, figli della crisi e del blocco del credito
alle famiglie che magari vorrebbero acquistare. A fronte di tanto
invenduto i prezzi non calano perché, lo dicono le statistiche, ai
costruttori basta vendere un appartamento su tre per rientrare dei
costi. Lo stesso motivo rende impraticabile di fatto l'acquisto a
prezzi convenienti
da parte dell'ATER.
Serve una
visione diversa della città e dei suoi spazi.
Quello che
proponiamo:
- Riqualificare il territorio urbano, con il recupero e riutilizzo dell'esistente (immobili pubblici dismessi, come la ex caserma della polizia stradale o le scuole, siti industriali) e non come saturazione degli spazi urbani non ancora edificati.
- Realizzare aree verdi, parchi e boschi urbani funzionali all'accoglimento ludico, ricreativo e socializzante dei cittadini e dei loro animali da compagnia, limitando l'accesso di questi ultimi alle sole zone adibite al gioco dei bambini. L'assenza di divieti di accesso a un parco ne consente un autocontrollo da parte della stessa cittadinanza che ne fruisce in ogni stagione, magari con l’aiuto di un “manuale” (da costruire insieme) che indichi semplici regole e giuste sanzioni.
- Limitare l’impermeabilizzazione del suolo (cementificazione) impedendo la conversione di aree verdi e la conseguente copertura artificiale del loro strato superficiale o di parte di esso.
- Avviare la riconversione/rigenerazione di aree già costruite e dismesse.
- Monitorare le aree urbane già esistenti e non utilizzate, tutelare tutte le aree non edificate e non impermeabilizzate.
- Lavorare per un'edilizia scolastica moderna, aggiornata negli standard di sicurezza ed educativi.
- Dare la priorità alla realizzazione di opere tese a contrastare e soprattutto a prevenire il dissesto idrogeologico.
- Adottare politiche urbanistiche che blocchino l'avanzare di un'espansione a “macchia d’olio” per evitare che il territorio diventi un’ininterrotta periferia sub-urbana di nuclei dispersi e dagli oneri per servizi insostenibili; il perimetro urbano deve essere contenuto e delimitato, preservando così nel contempo il valore della città e della campagna.
- Puntare al “saldo zero” fra nuove costruzioni e abbattimenti, per favorire una più organica ricostruzione del tessuto urbano.
- Contribuire all'edilizia residenziale privata per adeguamenti in materia antisismica ed energetica.
- Rilanciare il piano per l'edilizia economico popolare.
- Riscoprire il ruolo del fiume nel suo tratto urbano, completando e armonizzando gli interventi che negli ultimi anni hanno riguardato quest'area (recupero area ex Hawaii, passerella Corso del Popolo – Città Giardino, area didattica di San Martino), con un'attenzione particolare alle zone meno esposte e visibili al passaggio pedonale.
- Abbattere le barriere architettoniche.
- Lottare contro l'abusivismo.
Se lo spazio urbano è bene comune,
l'edificare non può restare confinato al rapporto fra
Amministrazione Comunale e costruttore. Bisogna garantire la
partecipazione di comitati, associazioni e singoli cittadini.
Un processo realmente partecipato
garantirebbe inoltre un percorso privo di ostacoli e permetterebbe di
arricchirlo con idee e proposte magari sfuggite a chi lo ha pensato
solo su carta, come dimostra la vicenda del “Cavalcavia di Cospea”.
Lo sviluppo edilizio incontrollato
degli ultimi anni deve inoltre richiamare l'attenzione sulle
possibili infiltrazioni della criminalità
organizzata nei nostri
territori: è questa che ha grandi quantità di liquidità da
investire, da riciclare, alterando le dinamiche di mercato e
arrecando quindi grave danno agli altri operatori onesti del settore.
Anche qui, l'Amministrazione deve alzare il livello di attenzione:
- Limitazione del criterio del massimo ribasso nelle gare di appalto, spesso garantito dalla dubbia provenienza degli investimenti e da una non corretta tutela dei lavoratori (remunerazione e sicurezza).
- Controlli puntuali ed effettivi, non solo burocratici, sulle ditte appaltatrici, su quelle subappaltatrici e sui lavoratori.
- Coordinamento degli uffici comunali con le altre istituzioni (in primis il Prefetto) per contrastare il fenomeno.
La vita è bella?
Una parentesi a parte merita il tema
del rilancio dell'area degli studios di Papigno: la querelle
tra l'Amministrazione Comunale e il precedente gestore sui reciproci
inadempimenti non sposta, se non temporalmente, il nodo sui possibili
scenari d'impiego dell'importante struttura.
Occorre un percorso aperto e
partecipato, all'interno del quale noi rilanciamo con forza la
proposta di un concorso di
idee di respiro europeo,
garantito da una commissione d'alto profilo che possa ampliare
prospettive e orizzonti e attrarre investimenti e ritorni duraturi
per il territorio.
Muoversi
in città
Né singoli provvedimenti, né un
migliore "ministero dell'ambiente" né una valutazione di
impatto ambientale più accurata né norme più severe sugli
imballaggi o sui limiti di velocità - per quanto necessarie e
sacrosante siano - potranno davvero causare la correzione di rotta,
ma solo una decisa rifondazione culturale e sociale di ciò che in
una società o in una comunità si consideri desiderabile.
(Alexander Langer)
Viabilità:
non significa solo ZTL, né solo le piste ciclabili, né la
metropolitana di superficie o qualsiasi altro strumento. La viabilità
è una progettazione seria e organica che nasce dall'idea di città
in cui si vuole vivere. Interventi puntuali, anche in sé corretti,
non producono frutti se non inseriti in una visione di lungo periodo.
Una visione che deve saper essere coraggiosa.
Per
noi, come per chiunque pensi che Terni debba aspirare agli standard
di una città europea moderna, la ZTL resta un punto fermo. E’
dimostrato che non danneggia affatto il commercio nel nostro centro
storico, anzi, è proprio la ZTL a garantire che il salotto
buono
della città possa essere fruito in tutta tranquillità. La
riapertura, anche parziale, significherebbe un via vai continuo di
auto in cerca di parcheggi, inevitabilmente “selvaggi”, mentre ne
sono stati realizzati molti e comodi a ridosso della ZTL stessa.
Quello
che proponiamo:
- Formulazione di un nuovo “Piano cittadino per la mobilità”, condiviso e partecipato da tutti i soggetti fruitori (cittadini, residenti, commercianti, associazioni, etc.) e che raccolga gli indirizzi europei per una mobilità dolce.
- Completamento (e collegamento) delle piste ciclabili già realizzate, in modo da creare una rete che renda le due ruote veri mezzi di trasporto alternativi, e realizzazione, fondamentale, del collegamento ciclo-pedonale fra Borgo Rivo e il centro città; Terni è la città ideale per l'uso della bicicletta, ma c’è ancora bisogno di una campagna di sensibilizzazione della cittadinanza, da accompagnare a norme più “restrittive” per le quattro ruote: riduzione degli accessi nella ZTL e minore tolleranza verso i parcheggi abusivi, specie quando ostacolano il passaggio delle stesse bici o, peggio, delle carrozzelle o dei passeggini.
- Istituzione di zone 30 nei quartieri che lo consentono, per renderli più vivibili e sicuri, oltre che esteticamente gradevoli, e ridurre gli incidenti e le emissioni inquinanti: l'esperimento effettuato a Città Giardino solo pochi mesi fa si è dimostrato vincente.
- Rilancio del bike sharing che, nonostante il buon riscontro nel numero degli utenti e i cospicui investimenti dell'amministrazione, appare in uno stato di strisciante abbandono: occorre studiare la presenza di personale nelle aree di ritiro/riconsegna che si occupi della manutenzione minuta dei mezzi e di fornire informazioni e assistenza. Probabilmente la collocazione dei punti di ritiro in zone centrali vanifica la funzione principale dello stesso bike sharing: una volta che si è in centro, tanto vale andare a piedi; andrebbero piuttosto collocati presso i diversi parcheggi, lanciando una campagna del tipo “Lascia l'auto, prendi la bici”. Da valutare, in accordo con i privati che gestiscono i parcheggi cittadini, la creazione di “ciclo-parcheggi” riservati alle bici, magari prevedendo un canone concordato che garantisca un posto-bici personale e custodito per chi abita nei quartieri periferici e non ha modo di “tenere” la bici in casa.
- Potenziamento del trasporto pubblico, rivedendo le tariffe sulla base dei chilometri da percorrere, come in molte città europea già avviene, aumentando i controlli sull’evasione del pagamento e ripristinando delle corsie preferenziali che abbatterebbero i tempi di percorrenza (oltre a far rispettare quelle esistenti, spesso bloccate da auto in divieto di sosta).
- Utilizzo dei parcheggi a pagamento non come mero strumento per fare cassa, ma come elemento costituente il sistema della mobilità cittadina: tariffe differenziate a scalare via via che ci si allontana dalla zona ZTL e tariffe premianti la “lunga sosta” nei grandi parcheggi a ridosso del centro cittadino.
- Realizzazione dello svincolo fra la Terni-Rieti e il piazzale merci dell'AST e regolamentazione dell'accesso per i mezzi pesanti (sono circa 500-600 i TIR che quotidianamente raggiungono la sola AST), che devono transitare per le arterie esterne e non per le vie cittadine.
- Valutazione definitiva sulla fattibilità della cosiddetta metropolitana di superficie: se il progetto dovesse considerarsi non più attuale, è inutile continuare a disperdere risorse in progettazioni.
Un capitolo a parte merita il
progetto di trasformazione della E45
Orte-Mestre in autostrada
(collegamento A1-A4) approvato dal CIPE e immediatamente recepito
anche dal Consiglio Regionale.
La nostra posizione è nettamente
contraria. Il mito dell'autostrada come modernità è oggi superato,
reso obsoleto da uno sviluppo che o è sostenibile o non può più
essere. La tanto citata Europa va in una direzione opposta rispetto
alla viabilità: alternativa, dolce, ossia sostenibile.
I costi sono esorbitanti, oltre 9
miliardi preventivati, a
carico in parte dello Stato e in parte del soggetto privato che
realizzerà l'opera (project financing), col rischio che i costi
lievitino gravando ulteriormente sulle spalle dei contribuenti.
L'adeguamento (leggasi allargamento
della sede stradale, viadotti, svincoli, apertura di cave, etc.)
avrebbe un impatto ambientale pesantissimo su territori già in parte
compromessi dal punto di vista idrogeologico.
Davvero esistono risorse così
considerevoli?
Allora ecco quello che
proponiamo:
- Sistemazione e messa in sicurezza del territorio: tante piccole opere pubbliche invece di un’unica, costosissima e di dubbia utilità “grande opera”.
- Messa in sicurezza definitiva e manutenzione appropriata del percorso attuale della E45.
- Modernizzazione della rete ferroviaria e sostegno al sistema di trasporto regionale che tanto negativamente incide sulla vita dei pendolari.
- Completamento del tratto Viterbo-Civitavecchia della Rieti-Orte-Civitavecchia.
Aria
pulita, energia sostenibile
Devo lasciare un biglietto a mio
nipote: la richiesta di perdono per non avergli lasciato un mondo
migliore di quello che è.
(Andrea Zanzotto)
Se
la bussola dell'attività amministrativa deve essere la qualità
della vita dei cittadini, l’aria pulita deve essere al centro,
anche perché la conformazione geo-morfologica della nostra città e
la presenza di nuclei industriali rendono più impegnativo il compito
dell'amministrazione.
I
dati raccolti dall'ARPA sui livelli di concentrazione del PM10
e degli altri inquinanti nell’aria urbana allarmano e richiedono
soluzioni e non possono bastare quelle tampone, come l’istituzione
delle targhe
alterne o le limitazioni nell’utilizzo degli impianti termici.
Vari studi hanno evidenziato che i principali fattori di inquinamento
atmosferico nella città di Terni sono tre: l’industria, il
traffico, il riscaldamento domestico.
Per
quanto riguarda l’industria,
l’inquinamento che produce è andato negli anni diminuendo, sia
perché molte realtà sono state chiuse sia perché negli anni sono
stati realizzati sistemi di abbattimento e di controllo. Terni rimane
comunque una città industriale e chi l’amministra deve
salvaguardare la salute dei cittadini sia interagendo con le imprese
perché mettano in campo tutte le tecnologie esistenti per la
minimizzazione dell’impatto delle emissioni sia controllando, che
vengano rispettate tutte le normative.
I
molti studi realizzati sul traffico
ci presentano un quadro di interventi possibili. Secondo il rapporto
2014 dell’ISPRA sui trasporti e gli strumenti europei e nazionali
per il risanamento della qualità dell’aria, il contributo totale
del settore trasporto alle emissioni di materiale particolato PM10 è
dato dalle emissioni allo scarico a da quelle di altra origine,
attualmente non regolate e dovute all’usura di gomme e freni e
all’abrasione del manto stradale. Si stima che queste ultime siano
pari al 50% delle emissioni allo scarico di PM10 primario e a circa
il 20% di quelle di PM2,5. Un’altra quota di particolato proviene
dal “risollevamento” di polvere dalla superficie stradale
provocato dal traffico veicolare; questo “risollevamento” può
essere ridotto limitando l’uso di pneumatici chiodati, cambiando i
materiali della superficie stradale, moderando la velocità e pulendo
la strada.
L’ultimo
libro bianco sui trasporti, adottato dalla Commissione europea il 28
marzo 2011, stabilisce dieci obiettivi ed una tabella di marcia con
il fine di sviluppare entro il 2050 uno spazio unico europeo dei
trasporti, compatibile e sostenibile. Tra questi obiettivi c’è il
dimezzamento entro il 2030 dell’uso delle autovetture ad
alimentazione tradizionale nei trasporti urbani, e l’eliminazione
completa entro il 2050; il conseguimento nelle principali città di
sistemi di logistica urbana a zero emissioni di CO2 entro il 2030.
Molti
dei provvedimenti che occorre mettere in campo sono stati inseriti
recentemente nel Piano Regionale della qualità dell’aria approvato
dalla regione Umbria al quale sarà necessario dare seguito.
All’interno di tale piano ci sono anche interventi per la riduzione
delle emissioni dei riscaldamenti domestici.
SEL
Terni è più volte intervenuta in questi anni, individuando alcuni
punti prioritari sia per la realizzazione di una viabilità
dolce
sia per l’individuazione di iniziative che possano cambiare l'idea
di città in maniera organica.
Oltre
alle proposte per la viabilità evidenziate nel capitolo precedente,
quello
che proponiamo:
- Istituzione di domeniche senza auto, con pochissime deroghe, al posto della due giorni di targhe alterne, favorendo l'organizzazione di iniziative di sensibilizzazione sulle tematiche ambientali.
- Attuazione di una politica di tutela e di ampliamento delle aree verdi, con la creazione di veri e propri boschi urbani, anche alla luce degli studi che hanno dimostrato la capacità di alberi e piante di eliminare dall'aria particelle inquinanti.
- Ripresa dei progetti di teleriscaldamento. Negli anni passati si è infatti investito molto (per es. a Borgo Bovio) partendo dalla giusta idea di recuperare il calore prodotto dall'AST, poi tutto è stato abbandonato.
- Studio di fattibilità per la realizzazione di impianti a biomasse di piccole dimensioni, con l'individuazione di distretti agronergetici (biomasse a Km.0) nelle aree periferiche e di campagna. Si tratta di una parte essenziale della politica energetica nel quadro europeo su cui è fondamentale il confronto e la partecipazione dei cittadini interessati in ogni fase decisionale.
- Realizzazione di impianti fotovoltaici sulle coperture degli edifici pubblici, incentivando quella sugli edifici privati. Una proposta importante, all'interno di un quadro più chiaro di quello attuale, sarebbe la “solarizzazione” delle coperture delle fabbriche e dei capannoni;
- Chiusura della filiera produttiva della cosiddetta chimica verde, incentivando la trasformazione delle PMI presenti sul territorio verso produzioni meno inquinanti.
- Superamento dello stallo della vendita dell’ area ex-Basell, punto centrale per avviare il polo di ricerca della chimica verde, classificato al secondo posto della graduatoria dei cluster tecnologici nazionali, per il quale il MIUR ha già stanziato 42 milioni.
- Completamento delle bonifiche delle aree di competenza comunale di Papigno, della Gruber e della discarica comunale (parte dei fondi già disponibili), attivandosi per quelle di competenza statale (es. Fabbrica d'Armi).
Gestione
sostenibile dei rifiuti
Ogni civiltà ha la spazzatura
che si merita.
(Georges Duhamel)
(Georges Duhamel)
E’ la sfida
di oggi e di domani. Anche in questo caso occorre una conversione
ecologica, passare cioè da una gestione esclusivamente tecnicistica
(termovalorizzatore, discarica...) ad una visione organica significa
ripensare il nostro modello di sviluppo, anche della nostra città.
Significa anche che la politica si riappropria del suo ambito
proprio, la programmazione, relegando la tecnica a puro strumento di
attuazione.
Occorre
compiere un percorso politico culturale che si indirizzi decisamente
verso Rifiuti
Zero:
oltre ad applicare un sistema di gestione di raccolta
differenziata
domiciliare, occorre ripensare il modello di produzione, di
commercializzazione e di consumo dei nostri beni. La delibera di
Giunta che ha approvato questo percorso è da valutare senz'altro
positivamente. Ma le dichiarazioni di principio non valgono nulla e
non servono a dare un nuovo e più moderno volto alla città se non
sono sostenute da precise e puntuali azioni concrete: in questo
senso, SEL Terni ritiene fondamentale un’accelerazione decisa. È
indubbio che la raccolta firme avviata un paio di anni fa in
collaborazione con Rifondazione Comunista e Italia dei Valori, oltre
che di movimenti ed associazioni, per un polo del riuso e del riciclo
al posto di quello, sciagurato, dell'incenerimento,
ha dato i suoi frutti: merito anche della risposta dei cittadini
ternani, oltre 6mila adesioni. Determinante è risultata la presa di
coscienza del sindaco Di Girolamo, che ha impresso un decisivo cambio
di rotta alle politiche di gestione dei rifiuti nella intera
provincia di Terni. Infatti, il Piano di Ambito Provinciale approvato
poco dopo ha escluso il ricorso all'incenerimento come tappa finale
del ciclo dei rifiuti urbani, ponendo le basi per una ridiscussione,
finalmente, del Piano Regionale dei Rifiuti.
Grazie al
lavoro politico, agli incontri e riflessioni avviate, è stato
possibile modificare un percorso, quello del ricorso
all'incenerimento per chiudere il ciclo dei rifiuti urbani, che
sembrava segnato.
La presenza
nella nostra città di due impianti di incenerimento per produzione
di energia elettrica, tra l’altro utilizzando materie prime non del
nostro territorio, rappresenta però ancora una pesante ipoteca
rispetto all’indirizzo seguito nel Piano d’Ambito.
Quello
che proponiamo:
- Realizzare finalmente un polo del riuso e del riciclo al posto di quello dell'incenerimento.
- Creare, da parte dell’amministrazione comunale, le condizioni affinché l’impegno delle realtà imprenditoriali - attualmente presenti con impianti di incenerimento - sia in futuro riconvertito su altri fronti, magari nella filiera del riutilizzo delle materie prime e seconde.
- Cessare, alla scadenza delle autorizzazioni, le attuali attività di incenerimento.
- Lavorare soprattutto sul fronte della diminuzione dei rifiuti prodotti, operando sia nei confronti dei cittadini, a partire dall’ambito scolastico ma non solo, per far acquisire sempre di più la consapevolezza che eliminare gli sprechi serve all’ambiente ed alle finanze familiari; sia nei confronti della grande distribuzione che, rivedendo le proprie tecniche di vendita, può dare un decisivo impulso alla diminuzione della produzione dei rifiuti.
- Favorire con tutti i mezzi la nascita e il consolidamento di punti vendita di prodotti sfusi e di mercatini dell’usato e del baratto.
- Potenziare la raccolta differenziata porta a porta.
La
casa è un diritto
D'una
città non godi le sette o le settantasette meraviglie, ma la
risposta che dà a una tua domanda.
(Italo Calvino)
(Italo Calvino)
La
crisi economica in cui siamo immersi non poteva non avere riflessi
anche su quello che è un diritto primario, quello all'abitazione.
Dal 2008 al 2012 la
produzione di nuove abitazioni è diminuita del 40%. A novembre 2013
la riduzione, rispetto alla stesso mese del 2012 è stata del 10,8%
(dati Istat). Si sono persi centinaia di migliaia di posti di lavoro
e migliaia di imprese nell'edilizia. Le compravendite nell’ultimo
triennio si sono ridotte del 33%, i pignoramenti sono aumentati del
13%, gli sfratti per morosità, in gran parte incolpevole, sono
aumentati del 64%.
In Italia il consumo di
suolo, dagli
anni '50 a oggi, è di oltre 70 ettari al giorno. L'Italia col 7,8%
di quota di territorio con copertura artificiale è al quinto posto
nell'Unione Europea (Eurostat) in tale classifica, dietro solo a
Paesi non confrontabili per popolazione e superficie (l'Umbria, con
una percentuale intorno al 5-6%, pur al di sotto della media
nazionale, non è aliena da tale fenomeno).
Gli effetti sono sotto gli occhi di tutti: lottizzazioni invendute,
capannoni industriali abbandonati, milioni di case vuote.
Eppure, nonostante
questa “sovrapproduzione”, troppe famiglie vedono ancora
insoddisfatto il loro diritto ad avere un tetto sulla testa e il
fenomeno della cosiddetta morosità
incolpevole
, di chi cioè non paga l’affitto perché, puramente e
semplicemente, non ha i soldi, è diventato uno degli aspetti più
dirompenti dello sfascio nel tessuto sociale delle nostre città.
I
problemi in questo settore non nascono però solo dalla crisi, ma
anche da scelte politiche di lungo periodo, lanciate quando la crisi
non era ancora all'orizzonte, come l'abolizione del fondo
GESCAL
col passaggio a fondi di fiscalità generale mai di fatto finanziati,
o col depauperamento continuo dei fondi a sostegno degli affitti.
In
Italia solo il 6% del patrimonio immobiliare è pubblico, contro il
30-45% di Francia, Germania e Inghilterra. E' vero che esiste un
approccio culturale diverso nei confronti della casa (da noi c'è
storicamente una forte preferenza per la casa di proprietà), ma il
blocco del credito (anche per chi vorrebbe comprare), la precarietà
economica e il nascere di nuove esigenze (basti pensare agli
immigrati) hanno accresciuto la domanda di abitazioni a canone
agevolato o concordato.
A
fronte di 7.000 domande, nella sola Umbria, lo scorso anno, solo il
3% ha potuto essere soddisfatto, cioè quasi niente. E quel 3% ha
riguardato solo le dismissioni per fine utilizzo, visto che non ci
sono nuove costruzioni a prezzi popolari, né i soldi per la
manutenzione del patrimonio esistente.
Anche
l'ipotesi dell'acquisto da parte dell'ATER di parte dell'invenduto
residenziale trova sporadica applicazione, vista la resistenza dei
costruttori a vendere a prezzi più bassi del livello concordato fra
i costruttori stessi. E i costruttori adottano la stessa politica per
gli affitti, a differenza dei piccoli proprietari, ben più
disponibili a ricercare soluzioni condivise con inquilini in
difficoltà: è sempre più diffuso il fenomeno della diminuzione del
canone pur di mantenere un inquilino sicuro.
Quello
che proponiamo:
- Rilancio di un piano per l'edilizia economica-popolare a livello nazionale.
- Politiche di sostegno agli affitti. E’ questo il campo in cui le amministrazioni locali possono e devono intervenire direttamente, riconoscendo la casa come priorità nelle scelte di bilancio, e quindi alimentando fondi a sostegno degli affitti. E' fondamentale l'intervento prima dell'avvenuta morosità e dello sfratto. Occorrono strumenti flessibili - per esempio la costituzione di una Agenzia Casa comunale, capaci di intervenire prima dello sfratto, anche assistendo inquilini e proprietari nella rinegoziazione al ribasso dei canoni.
Sapere
è un diritto
Non
esiste un vascello veloce come un libro
per
portarci in terre lontane
(Emily
Dickinson)
L’evoluzione dello scenario
sociale ed economico nelle società avanzate e anche nella nostra
città mette in primissimo piano il ruolo della scuola, come
strumento fondamentale per la formazione di un cittadino consapevole
dei propri diritti e doveri e forte nel tessere buone relazioni.
Oltre che essenziale servizio
educativo alle persone, la scuola è un fattore importante dello
sviluppo della città. Terni ha una forte tradizione municipale di
politiche educative ed è da questa storia che si deve partire per
rinnovare un progetto formativo che permetta di collegare i cicli di
vita, dal bambino
all’adolescente
al giovane
adulto, in un percorso di maturazione del cittadino.
Nei prossimi cinque anni il governo della città dovrà mettere al centro i bisogni formativi, ottimizzando gli interventi del Comune in materia di diritto allo studio, di edilizia scolastica, di erogazione di beni e servizi, facendo soprattutto emergere il ruolo decisivo di tutte le organizzazioni della città: imprese, pubbliche amministrazioni, Università.
Nei prossimi cinque anni il governo della città dovrà mettere al centro i bisogni formativi, ottimizzando gli interventi del Comune in materia di diritto allo studio, di edilizia scolastica, di erogazione di beni e servizi, facendo soprattutto emergere il ruolo decisivo di tutte le organizzazioni della città: imprese, pubbliche amministrazioni, Università.
Sarà prioritario continuare ad
investire per una scuola di qualità, per la valorizzazione del ruolo
sociale degli insegnanti e per sostenere la qualità delle strutture.
Quello che proponiamo:
Tre gli assi principali:
- Asse materiale, cioè della sicurezza degli ambienti scolastici, attraverso la progettazione e realizzazione integrata di manutenzioni ordinarie e straordinarie.
- Asse educativo, con attività di ricerca, sperimentazione di servizi sempre più rispondenti alle esigenze degli utenti e formazione permanente degli insegnanti e degli educatori.
- Asse partecipativo, sostenendo il coinvolgimento dei genitori in favore di una democrazia diffusa nell’intero ciclo scolastico.
I servizi
per l’infanzia del
Comune di Terni, grazie all’elevata professionalità degli
operatori e delle operatrici, qualificano l’azione
l’amministrazione comunale come tra le più attente e avanzate
d’Italia per garantire i diritti dei bambini e delle bambine, il
welfare locale e le libertà femminili nelle scelte di vita.
In questi anni l'amministrazione ha
investito molte risorse nella gratuità della scuola materna comunale
e nel contenimento delle rette dei servizi educativi 0-6, della
refezione scolastica e del trasporto. Lungo questo percorso vogliamo
e dobbiamo, continuare.
Nonostante la crisi abbia colpito in
modo duro, abbiamo assicurato le risorse non solo per la continuità
dei servizi ma anche per incrementarne e differenziarne l’offerta.
I sei nidi di infanzia, propongono tre tipologie orarie diverse ed è
stata incrementata la disponibilità dei posti. A questo si
aggiungono due sezioni ponte, due centri per bambini e famiglie, sei
scuole materne. e un sostegno importante per le famiglie in
difficoltà, attraverso il centro socio educativo Kirikù.
La sfida e l’impegno nel prossimo
futuro nei servizi per l’infanzia, è quello di garantire la
gestione diretta degli stessi, affidando nel contempo al Comune il
ruolo di indirizzo e coordinamento pedagogico per i servizi privati
autorizzati, che completano l’offerta cittadina di un più vasto
sistema di offerta di qualità.
Quello che proponiamo:
- Rafforzare la rete dei nidi di infanzia comunali come presidio a difesa dei diritti dell’infanzia e contro la diseguaglianza sociale;
- Aumentare della disponibilità di posti, soprattutto nella fascia di età 0-6, e bloccare delle tariffe.
- Produrre occupazione di qualità in un settore come quello del welfare locale che in questi ultimi anni ha subìto tagli devastanti.
Secondo la dichiarazione universale
dei diritti umani dell'ONU, il diritto
allo studio è uno dei
diritti fondamentali della persona. Le azioni su cui concentrare gli
sforzi nei prossimi anni si chiamano buoni libro, cedole librarie,
refezione scolastica, trasporto scolastico, sostegno per i disabili,
offerta formativa.
Il servizio di refezione
scolastica si
caratterizza per avere quasi tutte le cucine all’interno delle
singole scuole, producendo e distribuendo in loco circa 4.000 pasti
al giorno. Le “Cuoche a KM 0” garantiscono ogni giorno grande
qualità, attraverso l’uso di alimenti biologici e di stagione, e
il sempre il più diffuso uso di stoviglie in ceramica, bicchieri in
vetro e posate in acciaio.
Alla scuola dell’infanzia, alla
scuola primaria e alla scuola di secondo grado da parte
dell’amministrazione comunale sono state offerte opportunità
educative e culturali per arricchire e sostenere l’offerta
formativa dei singoli istituti. In particolare “Cinema e Scuola”,
“Umbria scienza”, “LaborArt” e le “Botteghe Artigiane”
hanno garantito la possibilità di sperimentare linguaggi diversi.
Quello che proponiamo:
- Garantire le risorse necessarie all’erogazione dei buoni libro e delle cedole librarie e per l’inclusione dei disabili.
- Coinvolgere le famiglie e i bambini e le bambine nella costruzione partecipata dei menu, vivendo il momento della refezione come ricerca e scoperta, anche dei prodotti locali.
Il pacchetto di offerte raccolte ne
“La città creativa”
indica la strada su cui continuare per costruire una vasta gamma di
proposte, capaci di rispondere ai bisogni di apprendimento, di
incontro e socializzazione, di gioco, di svago e movimento, ma anche
per prevenire disagi, per scoprire ed appropriarsi del territori, per
favorire l’autonomia e il benessere dei bambini e delle bambine e
renderli protagonisti.
Le università
sono state costrette dalla riforma Gelmini a importanti
trasformazioni sia sul piano organizzativo che su quello della
didattica. Gli effetti di tale riforma a Terni hanno portato alla
soppressione (già avvenuta o in via di ultimazione) di diversi corsi
di laurea che non avevano i requisiti previsti dalla legge, come
quelli di Scienze politiche, di Scienza della formazione e di Lingue.
Sono rimasti il corso di Ingegneria (con la laurea di primo livello e
la magistrale in ingegneria industriale), quello di Medicina e quello
di Economia.
Il Polo scientifico didattico di
Terni, la struttura che coordina la presenza universitaria nella
nostra città, sta subendo, come previsto dallo statuto
dell'Università di Perugia, un profondo cambiamento che rischia di
limitarne la libertà di interlocuzione con il territorio,
trasformandolo con ogni probabilità in un mero ente di coordinamento
del personale e delle sedi presenti. Così tutte le decisioni
riguardanti sia la formazione che le attività di ricerca saranno di
competenza solo dei dipartimenti, tutti con sede nel capoluogo
regionale. Non che fino a ora non ci fosse comunque stata dipendenza
dalle decisione maturate presso la sede centrale, ma una
organizzazione di questo tipo rappresenta un evidente passo indietro
rispetto a quanto realizzato fino a oggi.
Non senza difficoltà le facoltà
ternane, almeno per quanto riguarda quella di Ingegneria e, in parte,
quella di Economia, hanno saputo interagire costruttivamente col
territorio, in quei settori affini alle competenze maturate presso le
facoltà stesse. Tanto che molti ingegneri (già a partire dalla fine
degli anni '90) e successivamente anche laureati in economia hanno
“invaso” le imprese del territorio, sia quelle di medie e grandi
dimensioni (AST, Treofan, Meraklon, Novamont, Tarkett), sia il mondo
delle piccole e medie imprese, che ha assorbito molti dei laureati
ternani.
Nello stesso tempo i laboratori
ternani hanno visto un'importante crescita dal punto di vista delle
capacità di ricerca e di supporto alle piccole e medie imprese,
grazie all'attività di singoli professori (spesso supportati dalla
fondazione bancaria locale) che, operando su Terni, hanno cercato di
far crescere queste strutture. Un contributo significativo è venuto
anche dall'importante investimento delle amministrazioni locali, sia
per quanto riguarda le sedi che per quanto riguarda il sostegno dato
in questi ultimi anni ai ricercatori a tempo determinato.
Quello che si può imputare
all'amministrazione locale è di non aver seguito e controllato gli
investimenti fatti, sia materiali che immateriali, e di non aver
preteso dall'Università altrettanto impegno nell'investire sul
nostro territorio.
Malgrado tali limiti, la realtà,
non scontata, è che oggi la presenza universitaria a Terni è sempre
più e meglio percepita, sia tra la gente comune che tra le imprese;
anche grazie all'azione di chi, in questi anni, ha saputo creare una
fitta rete di collaborazioni nel territorio.
Se il futuro, non solo industriale,
ma anche industriale, della nostra città non può prescindere
dall'innovazione e dalla ricerca, è chiaro il ruolo fondamentale che
la formazione, non solo universitaria, ricopre. Ed è chiaro che il
sistema industriale deve saper essere l'interlocutore privilegiato,
ma non l'unico e non in modo unidirezionale, di tali competenze.
Quello che proponiamo:
- Il rafforzamento del ruolo dell'Università a Terni attraverso la riorganizzazione dei corsi e dei temi della didattica, che devono essere, almeno in parte, di interesse diretto del territorio, in modo di sostenere quello sviluppo tanto auspicato.
- Un'integrazione spinta delle facoltà di Ingegneria e di Economia, capace di supportare il sistema industriale, in primis quello delle piccole e medie imprese più innovative.
- Creazione di nuovi profili professionali: nuove competenze per nuove realtà produttive.
Vecchie
fragilità e nuovi bisogni
C’è
la bellezza e ci sono gli umiliati.
Quali
che siano le difficoltà dell’impresa, vorrei
non
essere mai infedele né all’una né agli altri.
(Albert
Camus)
Il sistema di welfare
promozionale cui era giunta la nostra comunità negli anni duemila è
un sistema avanzato che va ripensato alla luce della faglia sociale
aperta dalla crisi economica. Bisogna ripensare il modello di
intervento sociale per raggiungere i nuovi bisogni senza lasciare
scoperte le tradizionali fragilità sociali della città. E’
necessario ridefinire e razionalizzare l’uso delle risorse al fine
di costruire un sistema di protezione e promozione che non lasci
nessuno
da solo,
coinvolgendo i soggetti della città che sono in grado di contribuire
alla definizione dei bisogni ed alla costruzione delle risposte
possibili.
Sempre più persone si
trovano nella condizione di non riuscire a soddisfare i bisogni
primari, questo non può succedere in una città di tradizioni
progressiste e di solidarietà comunitaria come Terni. Il sistema
sociale dovrà essere in grado di garantire i servizi di tutela della
dignità individuale: abitare, mangiare, vestirsi.
Quello che
proponiamo:
- L’amministrazione dovrà promuovere una unità anti-crisi permanente, composta da soggetti istituzionali, protagonisti del privato sociale, enti commerciali, singoli benefattori, volontari e professionisti, capaci di mettere a disposizione e catalizzare tutte le energie possibili per sostenere chi è in difficoltà attraverso il sostegno diretto e concreto.
- sussidi economici mirati – bollette, mutui, microcredito, sos sfratti - sostegno materiale e alloggiativo, supporto alla persona al fine di reinserirla in un processo di produzione di reddito, microcredito.
Dove trovare le risorse?
- razionalizzare e ridefinire le priorità di spesa (prima a chi non ha nulla);
- utilizzare adeguatamente la leva fiscale e delle tariffe rivedendo i sistemi delle rette dei servizi pubblici in senso progressivo sulla base del reddito;
- ridurre i costi a carico dell'Amministrazione per l'istituzionalizzazione delle persone (case di riposo e centri per minori) favorendo l’assistenza domiciliare e il sistema dell'affido familiare;
- creare un fondo pubblico di sostegno anti-crisi dove poter far confluire donazioni economiche delle fondazioni bancarie, dei privati commerciali, dei singoli benefattori del 5 e dell'8 per mille, attraverso una forte campagna di comunicazione cittadina;
- creare delle isole di raccolta e scambio di beni materiali da poter donare, rivendere o scambiare, al fine di favorire il sostegno materiale diretto e contribuendo agli obiettivi ambientali del recupero e del riuso;
- creare dei social market dove redistribuire i prodotti alimentari in scadenza, i mobili da riusare, i vestiti da recuperare, attraverso l'ausilio di officine creative del restauro, del recupero e della vendita sociali, attraverso la costruzione di stazioni del mutuo-aiuto dove impegnare proficuamente le persone ferme dal punto di vista lavorativo e supportate dal sostegno sociale;
- rivedere il sistema comunale dei lavori di pubblica utilità, creando un sistema di Servizio Civile Comunale adattabile all'integrazione e reintegrazione di soggetti in condizione di fragilità personale ed economica;
- riadattare immobili o spazi pubblici inutilizzati o da mettere a norma, attraverso il recupero edile partecipato, coinvolgendo volontari, scuole professionali, sezioni dei pensionati degli ordini professionali (geometri, architetti, agronomi) o dei lavoratori (Sindacati etc.);
- destinare gli immobili recuperati all'abitazione sociale e di soccorso;
- favorire la condivisione di spazi alloggiativi tra soggetti capaci di auto/mutuo-aiuto: condomini solidali con giovani coppie a reddito fragile, anziani a rischio di solitudine etc..
Sostegno alle persone
ed alle famiglie per affrontare la crisi:
- supporto sociale e psicologico per la riprogettazione della propria prospettiva personale e familiare;
- supporto psicologico e di mediazione per non lasciare sole le famiglie ad affrontare nuove problematiche come separazione dei genitori, perdita del lavoro, genitorialità problematica.
Potenziamento dei servizi di
sostegno e cura alle persone
non autosufficienti:
- privilegiare i servizi volti all'autonomia della persona e alla sua integrazione nel tessuto sociale cittadino, evitando il più possibile il ricorso a forme di istituzionalizzazione;
- razionalizzare l'uso delle risorse monitorando i servizi resi e coinvolgendo gli utenti nella valutazione degli stessi.
Supporto nella gestione dei carichi
di cura:
- mantenere e migliorare le occasioni di alleggerimento dei carichi di cura;
- mantenere ed aumentare i posti negli asili, scuole materne, centri diurni per anziani e disabili;
- potenziare, sostenere e riconoscere il ruolo dei centri alternativi: luoghi di aggregazione, di scambio e mutuo-aiuto.
Sostegno ai soggetti che si prendono
cura del tessuto sociale:
Casa delle donne, centri sociali, centri giovanili, rete associativa
e del volontariato.
44
anni e li dimostra
E
quando dottore lo fui finalmente
non
volli tradire il bambino per l'uomo
e
vennero in tanti e si chiamavano "gente"
ciliegi
malati in ogni stagione.
(Fabrizio
De Andrè)
L’ospedale di Terni
quest’anno compie 44 anni e li dimostra tutti. In Italia non pochi
sono gli esempi di Ospedali anche antichi (es.quelli ricavati dai
vecchi sanatori del secolo scorso) che pero’ hanno subito nei
decenni scorsi opere anche importanti di ristrutturazione che li
hanno resi idonei alle moderne esigenze di razionalità, sicurezza, e
mobilità interna e quindi più facilmente fruibili ed accoglienti da
parte dell’utenza esterna, del personale, dei pazienti ricoverati
e dei loro familiari.
Ciò non è avvenuto
nel nosocomio ternano. Si scontano decenni di inadeguata manutenzione
ordinaria e straordinaria, per cui si sono nel tempo accumulate
numerosissime problematiche che oggi sono sempre più difficilmente
risolvibili, se non a fronte di ingentissimi finanziamenti pubblici.
Così, mentre la rete
ospedaliera regionale veniva quasi completamente ristrutturata con la
realizzazione di alcuni nuovi ospedali, in qualche caso
sovradimensionati rispetto alle esigenze dei territori circostanti,
quello che doveva essere il nodo centrale della sanità dell’Umbria
meridionale e dei territori extraregionali di confine (con un bacini
di utenza di 500.000 abitanti), l’hub cui dovevano afferire tutti i
pazienti necessitanti di cure di alta specialità, è stato lasciato
in uno stato di profondo degrado.
Ora, il Direttore
dell’Azienda Ospedaliera di Terni Andrea Casciari, informa la città
del cronoprogramma degli interventi di ristrutturazione e
riqualificazione, in parte iniziati ed in parte appaltati, che una
volta completati risolveranno molti dei punti critici evidenziati
negli anni.
Noi saremo attenti a
che tutto proceda velocemente secondo quanto annunciato, con
l’auspicio che, nonostante l’importante deficit di bilancio
ereditato dalla precedente amministrazione, questo permetta
all’Azienda Ospedaliera ternana di rilanciare il proprio importante
ruolo nell’ambito della sanità umbra.
Oltre alle
problematiche strutturali, un grosso punto interrogativo si dovrebbe
tracciare a proposito del progetto di missione che l’ospedale
dovrebbe svolgere nei decenni a venire.
La domanda da porsi è
: qual è la funzione complessiva, e non solo di un singolo reparto,
che un Ospedale come quello ternano, con le tipologie professionali
al suo interno, con le caratteristiche di collocazione geografica e
di epidemiologia del territorio, ampio, in cui esso opera, dovrebbe
avere?
Anche qui abbiamo
l’impressione che vi sia una visione non sufficientemente chiara
e globale sul futuro.
Sull’attività
assistenziale svolta dal nosocomio grava pesantissima la mancata
realizzazione di una rete efficace di assistenza territoriale
avanzata, soprattutto in favore degli anziani e dei non
autosufficienti, con il conseguente proliferare di fenomeni
deteriori, come gli accessi impropri al PS, i ricoveri inappropriati
e prolungati, il dirottamento di risorse finanziarie e di energie
professionali verso attività che dappertutto sono di competenza
dell’ASL territoriale.
In questo quadro a
tinte non sempre rosee, nella nostra realtà, si sono innestati gli
effetti della riforma sanitaria regionale.
L’arrivo massiccio di
figure apicali universitarie, e la loro compresenza, sempre in
maggior numero, assieme a quelle ospedaliere, non ha determinato,
seppure in una situazione a macchia di leopardo, un sensibile
innalzamento di livello della qualità dei servizi percepiti da parte
del cittadino, anzi in qualche situazione tutt’altro.
La annunciata riduzione
del numero dei Dipartimenti, con accorpamenti e centralizzazioni, e
delle Strutture Semplici e Complesse, seppure in un quadro in
divenire, a fronte di forti dubbi sugli effettivi risparmi, non
sembra al momento essersi tradotta in una effettiva
razionalizzazione, con un reale miglioramento della qualità, degli
standard dei servizi erogati.
Già in passato avevamo
messo in evidenza il fatto che, seppure un progetto di riforma
sanitaria fosse necessario, era importante che la convenzione tra i
due soggetti, università e SSR, fosse regolata in un quadro di
rapporti che avrebbero avuto la possibilità di divenire proficui
per la collettività, solo a patto che l’arbitro, la politica
regionale, garante ultimo dei servizi per i cittadini umbri, si
comportasse da controllore imparziale.
A fronte delle
numerosissime ombre che, a distanza di un anno dalla sua
approvazione, tale riforma ha proiettato sull’ospedale ternano,
chiediamo ancora oggi e con più forza che l’Amministrazione
Regionale, e tanto più l’Amministrazione comunale nella persona
del Sindaco, si impegnino in maniera chiara e forte sul futuro della
nostra sanità cittadina esercitando la funzione istituzionale di
controllo che la legge gli assegna, promuovendo una reale
“partecipazione popolare e democratica” della comunità ternana
alla gestione degli strumenti di cura e salute dei cittadini.
I
diritti cercano casa
“Tutti
i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla
legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione,
di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.”
(Costituzione
della Repubblica italiana, Art. 3)
Terni
è una città moderna, laica e progressista. In questi anni la città
ha dimostrato una vivacità culturale ed un protagonismo in tema di
diritti che spesso hanno anticipato o sostituito le azioni stesse
dell'Amministrazione Comunale. Fortunatamente l'amministrazione ha
saputo cogliere questi segnali che sono arrivati dalla città e si è
risintonizzata con i suoi cittadini valorizzando queste iniziative e
mettendo a disposizione quanto necessario in termini di spazi e di
collaborazione.
Nella
prima legislatura Di Girolamo sono stati messi a dimora dei semi
importanti che dovranno essere annaffiati e ben cresciuti nella
legislatura che ci aspetta.
Tutti
i cittadini sono eguali :La
Casa delle donne è
un grande risultato che portiamo a casa nella legislatura corrente.
La costruzione di questo spazio pone le basi per la piena
realizzazione delle politiche che riguardano il tema delle differenze
di genere. L'assegnazione dello Spazio stesso all'Associazione “Terni
Donne” ha
garantito il giusto merito ad una soggettività che in questi anni ha
saputo animare nella città un movimento spontaneo, ma allo stesso
tempo ricco di competenze, che ha costruito una nuova consapevolezza
nelle donne di Terni ed una nuova modalità di coinvolgimento e
partecipazione. E' a loro che dobbiamo affidarci quindi per riempire
questo spazio di contenuti, favorendo il pieno dispiegarsi di tutte
le attività programmate e trovando le forme opportune di sostegno
materiale e tecnico. L'apertura del "Centro antiviolenza" è
un altro risultato importante raggiunto, rappresenta l'ulteriore
tassello di quel puzzle che faticosamente tentiamo da tanti anni di
comporre. Questi progressi hanno bisogno, però, di una governance
pubblica attenta e sensibile a predisporre e costruire le condizioni
perché tutto questo diventi un sistema complesso ed efficace, volto
ad ottenere l'obiettivo principale: la piena espressione della
identità e libertà femminile.
Quello
che proponiamo
Crediamo
che sia maturato il tempo perché la Casa
delle donne
diventi il luogo deputato all'abbattimento delle “barriere
architettoniche immateriali” che ancor oggi esistono e che
ostacolano il raggiungimento delle pari opportunità. Il suo mix di
fare/pensare/vivere può rappresentare quel motore per l'attivazione
delle pratiche di superamento delle discriminazioni di genere che
mancava in città e che si è tentato di realizzare in tanti modi. In
questo senso crediamo che si possa ritenere
una esperienza da avviare a conclusione
quella
del Centro Pari Opportunità,
luogo che ha svolto il suo compito negli anni novanta e duemila ma
che oggi, in epoca di democrazia paritaria, rappresenta uno strumento
obsoleto e contraddittorio.
E'
necessario invece dare sostegno alle attività della "casa delle
donne" potenziandone le iniziative e il ruolo di intercettazione
dei bisogni e di proposta. Il Comune dovrà saper svolgere il compito
di governance del sistema. Dovrà cercare le modalità per garantire
e
supportare finanziariamente, con progetti stabili e sistemici, il
”centro antiviolenza” ed i servizi di aiuto per le donne
,
sviluppare i progetti di cura per gli uomini,rendere certa
l’indipendenza economica femminile sviluppando il mercato del
lavoro, intervenire sul piano culturale nelle scuole e sui mezzi di
comunicazione per introdurre il tema dell’”educazione
sentimentale”, favorire la parità di genere nei luoghi della
rappresentanza. Sviluppare una rete di supporto ed un linguaggio
condiviso sul tema della violenza di genere con i servizi collaterali
come forze dell'ordine, presidi sanitari ed assistenziali.
Orientamento
sessuale
In
questi due anni sono stati raggiunti importanti traguardi per quanto
riguarda la tutela dei diritti delle persone Lesbiche,
Gay, Bisessuali e Transgender.
La nascita dell'Associazione “E
se domani Terni”
ha messo a tema la promozione ed il riconoscimento di questi diritti
stimolando l'Amministrazione, che ha risposto prontamente mettendosi
in relazione con l'associazione, attraverso la concessione degli
spazi per gli sportelli di ascolto, i gruppi di auto-mutuo-aiuto, il
Centro di documentazione, la costruzione di eventi di
sensibilizzazione e di eventi culturali, lo spazio di prevenzione ed
informazione contro l'HIV e per la somministrazione dei test.
Quello
che proponiamo
Su
questa strada bisogna proseguire per rafforzare il rapporto esistente
attraverso un vero riconoscimento del lavoro dell'associazione e la
costruzione di una convenzione che garantisca la permanenza delle
stesse attività, l'assegnazione di spazi stabili, la tenuta e/o la
promozione del registro delle unioni civili, la realizzazione di un
festival annuale contro l'omofobia.
...di
religione...
Il
tema delle differenti religioni diventa sempre più attuale in un
epoca di mescolanza tra identità e culture differenti. Sempre più
centrale diventa quindi un ruolo dell'Amministrazione Pubblica che
garantisca la
laicità e l'aconfessionalità
dell'agire collettivo nel rispetto di tutti.
Positiva
è stata l'istituzione della sala del commiato laico, voluta
fortemente dall'amministrazione che ha incontrato notevoli ostacoli
di carattere burocratico nella realizzazione.
Nella
prossima legislatura è necessario su questo argomento fare però un
salto di qualità.
Quello
che proponiamo:
- Istituzione del registro per il deposito delle attestazioni anticipate di volontà sui trattamenti sanitari, in materia di prelievi e di trapianti di organi e di tessuti, nonché in ordine alla cremazione ed alla dispersione delle ceneri, nonché l’indicazione di un fiduciario (o più, fino al massimo di tre) curatore delle volontà stesse, qualora la persona si trovasse nella condizione di sopraggiunta incapacità giuridica al termine della propria esistenza.
- Individuazione di una sala per il commiato laico ad uso esclusivo, nei pressi del cimitero.
- Istituzione del forno di cremazione delle salme.
- Sostegno ad iniziative culturali rivolte alla promozione della cultura laica e democratica.
…di
razza, di lingua e di religione...
La consulta “degli
immigrati, rifugiati ed apolidi”, del Comune di Terni, pur nella
complessità e differenza di vedute rispetto al suo regolamento e
funzionamento ha messo in evidenza la voglia di partecipazione ed il
livello di protagonismo di un pezzo della nostra comunità, quello
dei concittadini migranti.
Da questo punto è
necessario partire per non disperdere le energie e l'entusiasmo di
coloro che candidandosi hanno dimostrato di voler prendere la parola
in rappresentanza degli stranieri che vivono a Terni.
Quello che
proponiamo
Nella prossima
legislatura sarà necessario provvedere ad una revisione del
regolamento della Consulta stessa, provvedere ad un meccanismo di
invito permanente del Presidente o delegato della consulta ai lavori
del Consiglio Comunale, alla dotazione per la consulta di un budget e
di strumenti di lavoro per promuovere attività autoprogettate al
fine di raggiungere gli obiettivi prefissati e necessari ad un
confronto con la città.
Non ci sono diritti
senza una cultura dei diritti
Crediamo fortemente che
la scuola debba essere luogo nel quale i/le nostre/i figlie/i
imparino a vivere in una società inclusiva e rispettosa delle
differenze. Perciò riteniamo fondamentale la lotta
alla discriminazione, attraverso
la
promozione
di iniziative
di educazione nelle scuole e interventi formativi
rivolti alle/agli studenti riguardo alle tematiche di genere e di
orientamento sessuale, di etnia e religione.
Quello che
proponiamo:
- Ci impegniamo a promuovere corsi di formazione rivolti alle/agli insegnanti e a tutto il personale scolastico riguardo alle tematiche di genere e di orientamento sessuale, volti a contrastare la violenza di genere e il bullismo omofobico.
- Ci impegniamo ad attivare campagne di informazione e prevenzione sulle infezioni da HIV, che da decenni semina morte in tutto il mondo, e sulle infezioni a trasmissione sessuale in generale.
- Si potrebbe pensare ad un festival contro le discriminazioni.
Voglio
andare a... Terni
Il
viaggio non finisce mai. Solo i viaggiatori finiscono. E anche loro
possono prolungarsi in memoria, in ricordo, in narrazione. Quando il
viaggiatore si è seduto sulla sabbia della spiaggia e ha detto: "Non
c'è altro da vedere",
sapeva
che non era vero.
(José
Saramago)
Siamo
convinti che il turismo a Terni e nel suo territorio debbano
recuperare una loro centralità nelle politiche culturali ed
economiche della nuova amministrazione e in particolar modo nelle
nuove dinamiche di sviluppo territoriale.
Il
turismo può diventare un “volano” per la ripresa delle attività
produttive solo se le politiche turistiche vengono trattate alla
stregua di un qualsiasi altro processo produttivo, ovvero adottando
un modello di politica
industriale
serio che sottintenda un obiettivo da perseguire attraverso
programmazione di interventi da effettuare.
La
destinazione turistica deve essere considerata come un prodotto o una
“merce” da mettere sul mercato per venderla, rispondendo a tutte
quelle esigenze che il mercato richiede. Per poter proporre una
strategia vincente è fondamentale considerare l’intera catena dei
servizi coinvolti nel processo produttivo e metterli a sistema.
In
una fase in cui i finanziamenti si sono progressivamente ridotti,
l’integrazione dell’offerta e una strategia di marketing
turistico pianificata e che guardi al futuro diventano degli
strumenti necessari da adottare. Partendo da una solida base
rappresentata delle nostre emergenze naturalistiche, archeologiche e
paesaggistiche dobbiamo porci degli obbiettivi a medio lungo termine
e individuare tutte le azioni necessarie che contribuiscano al
perseguimento degli stessi.
La
forte competitività delle altre regioni e degli altri territori e la
continua trasformazione del mercato turistico nazionale ci deve
spingere a creare un’offerta integrata e di sistema che guardi al
web, il pubblico e privato devono lavorare per uno stesso obiettivo,
convinti che i risultati verranno solo alla fine di un processo che
sottintende impegno costante.
I
punti di forza su cui lavorare
- Le eccellenze naturalistiche e paesaggistiche rappresentate dal parco della Cascata delle Marmore, il lago di Piediluco, La val Serra, la montagna ternana , i borghi e i siti archeologici.
- I numerosi siti di archeologia Industriale che vanno valorizzati attraverso delle politiche di promozione e di conoscenza di una fase importante per la città.
- I servizi offerti attraverso la presenza di centri congressuali esistenti nel tessuto urbano e la favorevole posizione geografica della città collocata al centro di importanti arterie.
- Le numerose manifestazioni sportive che la rete di Associazioni sportive riescono a organizzare nel corso dell’anno sia livello amatoriale che competitivo, creando un opportunità di promozione della città e del circondario.
- La figura di San Valentino, conosciuta e amata in tutto il mondo.
Quello
che proponiamo
- Definire un brand attraverso un marketing esperienziale. Le componenti cognitive sono le variabili su cui ci si deve orientare per essere competitivi sul mercato. Dobbiamo quindi integrare l’offerta turistica con l’aspetto enogastronomico e con le emozioni e le esperienze che possono suscitare le manifestazioni storico – religiose presenti, prime fra tutti gli eventi valentiniani. Dobbiamo promuovere e far conoscere le eccellenze enogastronomiche anche attraverso la conoscenza dei processi produttivi delle piccole realtà che vanno tutelate e valorizzate.
- Realizzazione di un osservatorio turistico permanente dove i vari soggetti pubblico privati possano periodicamente incontrarsi per pianificare una strategia comune.
- Proponiamo che il progetto della smart city possa coinvolgere anche la valorizzazione del patrimonio culturale ed artistico attraverso il digitale – multimedialità, musei virtuali, realtà aumentata, community culturali sul web, e-commerce – conducendo il processo di innovazione, con un coordinamento sistematico fra le istituzioni. Integrare l’offerta culturale della città creando un forte binomio tra le iniziative della biblioteca con le attività svolte al CAOS - Centro per le Arti Opificio Siri, che devono sempre più diventare il cuore culturale della città.
- Integrazione dell’informazione perché sempre più spesso viene dispersa sui vari siti web territoriali: manca, infatti, un punto d’accesso unico e mancano link chiari tra i portali di una stessa destinazione.
- Realizzare di uno studio preliminare per capire il trend e il target turistico di questi ultimi anni (censimento indicativo del numero dei visitatori, il tempo di permanenza nel nostro territorio, la provenienza etc.).
- Omologazione e miglioramento dei cartelli turistici del territorio comunale e della città.
- Realizzazione e censimento dei percorsi trekking per una maggiore valorizzazione delle aree naturali di notevole interesse paesaggistico, la promozione dei percorsi passa anche attraverso una progressiva digitalizzazione degli itinerari fruibili anche dal web.
Cittadini
protagonisti
La
democrazia può resistere alla minaccia autoritaria soltanto a patto
che si trasformi, da “democrazia di spettatori passivi”, in
“democrazia di partecipanti attivi”, nella quale cioè i problemi
della comunità siano familiari al singolo e per lui importanti
quanto le sue faccende private.
(E.Fromm,
Avere o essere?)
Decentramento e
partecipazione: una storia ternana
L’esperienza
del
decentramento a Terni ha costituito un aspetto importante degli
ultimi 40 anni di vita politico-istituzionale della città.
Terni è stata una
delle prime città d’Italia a costituire i Consigli di Quartiere,
nei primi anni 70, innestandosi in quella forte richiesta che
cresceva nel Paese, che portò a importanti esperienze di
partecipazione diretta nel mondo del lavoro, nella scuola oltre che
nel governo delle città. Essi, pur non avendo deleghe né risorse da
gestire direttamente, hanno rappresentato un innovativo strumento di
coinvolgimento popolare al governo cittadino, partecipando alle
scelte dell’Amministrazione Comunale con un ruolo attivo e
propositivo. Riuscirono ad alimentare una forte volontà di
partecipazione in centinaia di donne e uomini chiamati a far parte
dei consigli e soprattutto la convinta presenza di tanta parte della
città all’attività degli organismi.
Del tutto naturale fu
quindi il successivo passaggio alla costituzione delle
Circoscrizioni, dotate via via di sempre maggiori risorse e poteri,
nate in seguito alla legge nazionale del 1976.
Anche qui Terni
anticipò la nascita delle Circoscrizioni, istituendole con
l’elezione indiretta nel 1978 e successivamente, con il voto
diretto dei cittadini alle elezioni amministrative del 1980, come
previsto appunto dalla legge 278/76.
Quindi, la
cancellazione delle Circoscrizioni che avverrà nel 2014, in base
alla legge 42 del 2010, non rappresenta solo la fine di una
esperienza di decentramento amministrativo, significa anche il venir
meno di quella politica di partecipazione alla vita pubblica
municipale che ha accompagnato la crescita della città in questi
anni.
Anche se, c’è da
notare, nel corso degli anni quell’esperienza si è andata sempre
di più caratterizzando per gli aspetti di decentramento
amministrativo, perdendo molto sul fronte della partecipazione che
era stata la vera, innovativa intuizione.
Con l'esaurirsi
dell’esperienza delle Circoscrizioni, riteniamo che non sia utile
un semplicistico ritorno al passato, ricostituendo sotto altre forme
i Consigli di Quartiere. Sarebbe una scelta del passato in un
contesto completamente diverso.
Vanno innanzitutto
scissi i due aspetti, quello del decentramento
dei servizi
da quello, da rilanciare, della condivisione
del governo della città.
Decentramento
amministrativo
E’ indubbio che la
presenza nei territori dei servizi anagrafici, come del corpo dei
vigili urbani, vanno mantenuti, e possibilmente integrati con altri
servizi e con l’utilizzo dei nuovi strumenti informatici.
Le sedi possono vedere,
in giorni stabiliti, anche la presenza di tecnici comunali che si
ritengano utili come interfaccia tempestiva al fine di dare risposta
alle richieste di intervento manutentivo nei quartieri, soprattutto
negli edifici e negli spazi pubblici.
Inoltre, sarebbe utile
un ripensamento della funzione delle associazioni locali (centri
sociali, centri giovanili, circoli, etc.) prevedendo un loro
coinvolgimento nell'erogazione di alcuni servizi individuali alla
persona nell'ottica della costruzione di un nuovo welfare municipale.
Cittadini
protagonisti
Sull'altro fronte,
invece, noi crediamo si possa sperimentare un approccio nuovo
tentando di mettere insieme modalità diverse di partecipazione,
alcune già previste dall’attuale Regolamento Comunale e molto poco
utilizzate, e recuperando le esperienze positive che in questi
decenni si sono sviluppate.
Uno dei punti è
rappresentato dalla costituzione delle Consulte tematiche cittadine,
quali la Consulta dello sport, la Consulta della cultura e del
turismo, la Consulta dell’integrazione, la Consulta ambiente e
sostenibilità urbana, la Consulta del sociale, la Consulta delle/i
ragazze/i da 8 a 12 anni, la consulta delle municipalità.
Strumenti che devono
avere un riferimento istituzionale, prevedendo rapporti certi sia con
la Giunta che con il Consiglio, dando loro, inoltre, la possibilità
di utilizzare tutti gli strumenti di intervento diretto (istanze,
petizioni, interrogazioni e interpellanze).
Proponiamo
l'istituzione di una Commissione Partecipazione composta da 5
consiglieri comunali, tre di maggioranza e due di minoranza. Uno
strumento utile sia come punto di riferimento delle consulte, ma
soprattutto per mantenere un costante contatto tra l'Amministrazione
Comunale e i cittadini dei diversi ambiti territoriali. Il ruolo e i
poteri della Commissione vanno previsti nel Regolamento Comunale.
Accanto a ciò, vanno
regolarizzati incontri periodici (almeno due volte l’anno) della
Giunta e dei responsabili delle Partecipate con i cittadini,
attraverso incontri pubblici nei quartieri volti a informare e ad
acquisire suggerimenti e proposte.
Dovrà essere rivisto,
rendendolo più semplice, l’accesso ai referendum cittadini, sia in
forma consultiva e propositiva che in forma abrogativa.
Tutto questo va normato
con una riscrittura dello Statuto Comunale in cui dovranno essere
stabiliti anche i criteri per l’utilizzo delle strutture comunali e
il decentramento del personale.
Inoltre va previsto
l’invio, in versione telematica, di un giornale di informazione e
divulgazione dell’Amministrazione Comunale e delle sue Partecipate.
Bilancio
partecipativo
Il punto centrale di
questo nuovo approccio è rappresentato dal concreto avvio dello
strumento del bilancio partecipativo, più volte proposto e mai
avviato.
Il bilancio
partecipativo non è solo la destinazione di una parte del bilancio
comunale decisa attraverso una qualche forma di partecipazione dei
cittadini, quello che, di fatto, già avveniva con le Circoscrizioni.
Noi pensiamo che
occorra sperimentare anche a Terni un percorso più ambizioso, che
apra la macchina comunale alla partecipazione diretta ed effettiva
dei cittadini nelle decisioni sugli obiettivi e sulle priorità della
distribuzione degli investimenti pubblici.
Per questo va costruito
un percorso partecipativo attraverso un primo lavoro di informazione
e comunicazione e uno successivo di consultazione e valutazione al
fine di consentire all’Amministrazione Comunale di condividere con
i portatori di interessi presenti nel territorio comunale e con tutti
i cittadini le scelte di ripartizione delle risorse finanziarie
destinate ai servizi e agli investimenti.
Noi
siamo convinti che esso rappresenti lo snodo fondamentale di una
nuova stagione di partecipazione e di protagonismo civico per Terni e
che su di esso si debba seriamente investire, nonostante le politiche
dei vari Governi degli ultimi anni non abbiano dato certezze agli
Enti Locali per la predisposizione in tempi certi dei bilanci
preventivi e, anzi, siano state e continuino a essere fortemente
punitive nei confronti delle istituzioni decentrate.
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