Nelle prossime ore, la Commissione europea per la concorrenza dovrà dare il via libera definitivo al riacquisto del complesso di Ast e controllate da parte di Thyssenkrupp.
Il ritorno della proprietà dell’Ast alla multinazionale tedesca che solo pochi mesi fa aveva deciso di uscire dalla produzione di acciaio inossidabile, ha evidenziato il ruolo fin qui marginale ed inadeguato del Governo italiano rispetto alla dimensione nazionale della vicenda del sito ternano, rendendo più difficile anche l’azione delle organizzazioni sindacali, delle istituzioni locali e regionale. Il fatto che sia stato tenuto all’oscuro fino all’ultimo, dell’accordo che andava maturando tra TK ed Outokumpu ne è la plastica rappresentazione.
Anche i comportamenti della Commissione Europea hanno evidenziato non poche opacità.
E’ evidente che per poter esprimere un giudizio complessivo sull’operazione, bisognerà attendere la presentazione del piano industriale, per verificare se le parole di ottimismo dell’Amministratore Delegato Marco Pucci si tradurranno in impegni concreti affinchè il sito ternano possa rafforzare ruolo e presenza nei mercati mondiali.
E tuttavia, questo è un approdo molto importante che riapre la necessità della ridefinizione delle strategie europee negli acciai speciali in cui l’Ast può giocare un ruolo di primo piano.
Il piano industriale di TK dovrà necessariamente prevedere investimenti che garantiscano la piena utilizzazione degli impianti sia nel settore a caldo che nel freddo, il mantenimento e lo sviluppo della polisettorialità del sito risolvendo positivamente anche la difficile situazione di Sdf, una politica di formazione permanente dei lavoratori, una forte correlazione con gli istituti di ricerca anche ternani per pratiche continue di innovazione dei processi produttivi al fine di un miglioramento sia della produttività che del risparmio energetico e della compatibilità ambientale.
Sarebbe importante, ma dovrebbe essere scontato, che nel confronto che dovrà aprirsi con TK nelle prossime settimane, le Organizzazioni sindacali e le Istituzioni locali e regionale fossero supportate anche dal Governo nazionale, tenuto conto del ruolo strategico del’Ast, unico produttore nazionale di acciaio inossidabile.
E’ora inoltre che il governo Letta riconosca che rinunciare, come avvenuto negli ultimi venticinque anni, ad adottare politiche industriali è stata una scelta fallimentare che sta impoverendo il nostro Paese, mentre altre nazioni, Germania e Francia prima, seguite da Stati Uniti ed Inghilterra, hanno approntato politiche di reindustrializzazione e di sviluppo del manufatturiero prevedendo attive politiche pubbliche.
Politica industriale significa individuare i settori manifatturieri strategici per l’Italia in un’ottica sempre più compatibile con l’ambiente e con la salute umana, approntare normative nazionali che ne favoriscano il consolidamento e lo sviluppo incentivando il rapporto con la ricerca, la messa a punto di strumenti capaci di convogliare lì risorse pubbliche nazionali ed europee, interventi fiscali finalizzati. Un grande progetto di riconversione ecologica dell’economia, al servizio dell’uomo e del suo benessere.
Politiche che possono avere un valido supporto nel recente piano per la siderurgia approvato nei giorni scorsi dal Parlamento Europeo, cornice importante anche per il positivo esito della vicenda Ast.
Siamo convinti che Terni, con gli acciai speciali e la chimica verde, con il loro sviluppo e attraverso la verticalizzazione dei prodotti di base, può continuare a svolgere un ruolo importante per l’economia di Terni, dell’Umbria e dell’Italia.
Sinistra Ecologia Libertà ha seguito le vicende del sito siderurgico ternano, anche con l’intervento diretto dell’On. Airaudo e continuerà a farlo nella consapevolezza che esso rappresenta uno snodo irrinunciabile per il futuro della nostra città.
Terni, 11/02/2014
Sinistra Ecologia Libertà Terni.