Nell’ambito del progetto di integrazione ospedaliera-universitaria alla fine del 2011 era stato siglato un accordo tra i vertici istituzionali regionali e comunali, i direttori generali dell’azienda ospedaliera di Terni e Perugia ed il Rettore dell’Ateneo perugino. Tale accordo sanciva da un lato lo stanziamento di una cospicua quota di denaro pubblico a favore dell’università, ed in contropartita l’integrazione delle varie figure universitarie nelle attività assistenziali ma anche nelle attività didattiche e di ricerca del polo ternano, utilizzando il nuovo edificio della facoltà di medicina, edificio completato grazie agli stanziamenti della regione, del comune e della fondazione Carit.
Il preside della facoltà di medicina si era impegnato ad aprire la nuova sede universitaria entro il mese di marzo 2012. A tutt’oggi questo non è ancora accaduto e gli studenti continuano ad usufruire dei vecchi locali, dotati di spazi non sufficienti e con numerose lacune strutturali. Inoltre le attrezzature didattiche che erano state acquistate giacciono ancora inscatolate nei locali della nuova sede.
In questa fase molto delicata in cui si gioca una partita fondamentale per la ridefinizione dei futuri assetti socio-sanitari della regione, partita in cui all’università e’ stato assegnato un ruolo di primaria importanza, alla vigilia della presentazione del progetto di riforma del servizio sanitario regionale, crediamo che la Regione, espressione del controllo democratico dei cittadini, e soggetto amministratore ed erogatore di denaro pubblico, debba riprendere finalmente il ruolo che gli compete, ruolo indipendente di controllo e di garante dell’equilibrio tra le parti in causa con l’obiettivo principale di riaffermare il principio, per noi inderogabile, che l’utenza del servizio deve essere sempre collocata al centro di qualsiasi progetto di riforma.
Questo anche e soprattutto per mettere nell’angolo tutte le tentazioni verticistiche e centralistiche di ristretti gruppi di potere che, in nome di un principio astratto di razionalizzazione e risparmio non suffragato da dati reali, vorrebbero ristrutturare l’impalcatura del sistema sanitario umbro secondo logiche lontane dai bisogni e dalle domande di salute dei territori e delle comunità locali.
Seguendo questa logica ribadiamo ancora una volta la nostra posizione in merito a quella che secondo noi dovrebbe essere l’organizzazione di un servizio sanitario regionale efficiente e sostenibile : due ASL e due aziende ospedaliere provinciali autonome, le cui attività dovrebbero essere coordinate dal governo politico della Regione allo scopo di valorizzare le eccellenze ed evitare inutili duplicazioni di ambulatori, reparti, servizi, esami strumentali, nel quadro di un un potenziamento della medicina territoriale.
Chiediamo per questo agli amministratori comunali e regionali che venga ottenuto da parte dell’università l’impegno formale ad onorare il patto che era stato siglato e, qualora ciò non possa essere ottenuto in tempi brevi, a rimettere in discussione i termini della convenzione.
Francesco Fioriello
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