Presentato il Rapporto economico-sociale dell'AUR
«L’Umbria è entrata, da tempo, in un processo di trasformazioni che impongono interrogativi sulla prospettiva ben più complessi del passato». Così venerdì il presidente dall’Agenzia Umbria ricerche, Claudio Carnieri, ha aperto i lavori del convegno su «L’Umbria tra crisi e nuova globalizzazione: scenari, caratteri e tendenze» di fronte alla presidente della Regione Catiuscia Marini e al sindaco di Perugia Wladimiro Boccali. L’incontro è stato promosso dallo stesso organismo per presentare, alla Sala dei Notari, il Rapporto economico sociale. Il lavoro dell’Aur, realizzato attraverso un percorso biennale (2010-2011) di ricerca, si propone come una fotografia dell’andamento economico e sociale dell’Umbria degli ultimi anni, grazie ad una lettura dei caratteri, delle qualità e delle contraddizioni che hanno segnato il passaggio dell’Umbria dentro la crisi e in un quadro di nuova globalizzazione.
Dinamiche economiche e sociali Il rapporto «ha carattere strutturale e non è legato a dinamiche congiunturali», ha spiegato Carnieri, ribadendo che con questo lavoro «si cerca di capire come la dinamica economica si intreccia con i caratteri sociali, per pensare anche ad un futuro migliore della nostra regione attraverso un incrocio indissolubile tra modello produttivo e modello sociale». «La crisi attuale – ha aggiunto Carnieri – è anche una grande opportunità per rileggere l’Umbria». Lo scopo dei singoli saggi che compongono il Rapporto (su temi come competitività, gruppi e reti, industria high-tech e modernizzazione economica, credito, mercato del lavoro, scambi commerciali e internazionalizzazione, ricerca e Università, strategie e politiche regionali per l’internazionalizzazione, internet economy, sociologia e consumi) è dunque quello di dare un contributo per leggere l’Umbria nella complessità delle relazioni tra i diversi processi, in una visione d’insieme.
Una lettura efficace Secondo Carnieri, tutto questo è «essenziale non solo per produrre una lettura dell’Umbria efficace, ma anche per immaginare politiche a scala regionale con l’ambizione di contrastare la crisi e di innovare». Tra gli interventi al convegno, dopo quello della presidente della Regione, Catiuscia Marini, quello del sindaco di Perugia, Wladimiro Boccali, secondo il quale «tutelare le persone e difendere i diritti è diventata un’impresa difficile, per questo dobbiamo scommettere su una grande riforma del comparto pubblico».
Marini: non arrendiamoci Commentando la relazione di Carnieri al Marini ha esortato a «non arrendersi all’idea dell’ineluttabilità del declino. Anzi, è questo il tempo per maggiori politiche pubbliche che sappiano spingere verso un nuovo modello produttivo, più avanzato e in grado di favorire la crescita soprattutto di aziende in grado di determinare un maggior valore aggiunto». I tempi però per i bilanci degli enti sono magri e così «occorre anche – ha proseguito la presidente – una maggiore selettività delle stesse politiche pubbliche che devono saper intercettare quei settori dell’economia e del sistema produttivo regionale a maggiore vocazione per la ricerca e l’innovazione, per l’economia verde, occorrono imprese e reti di imprese capaci di incrociare meglio la domanda estera e non solo quella interna». «Sempre di più – ha proseguito dobbiamo puntare sui nostri punti di forza perché solo così è possibile anche recuperare e migliorare le criticità del nostro sistema economico. È questo – secondo Marini – il solo modo per poter raccogliere la sfida della globalizzazione e puntare ad una occupazione più qualificata e qualificante».
Penalizzate donne e giovani La presidente si è quindi soffermata su alcuni degli aspetti dell’economia umbra che occorre migliorare, a partire dalla struttura del mercato del lavoro che, se negli anni scorsi è cresciuta, lo ha fatto però favorendo una occupazione precaria che la crisi ha spazzato via, penalizzando così soprattutto giovani e donne: «È su questi segmenti del mercato del lavoro che dobbiamo ora intervenire, perché sono quelli che gli stessi economisti ci dicono essere quelli trainanti per la ripresa». Così come il sistema del credito deve saper superare la sua storica e cronica scarsa propensione al sostegno di attività produttive innovative. «Insomma, attori pubblici e privati, tutti insieme – ha concluso Marini – dobbiamo cercare di trasformare quella “medierà statica” del nostro sistema economico che emerge dal rapporto dell’Aur, in “medierà dinamica”, che sia oltretutto in grado anche di rafforzare la stessa coesione sociale che la crisi sta mettendo a rischio nella nostra regione e che deve invece tornare ad essere linfa vitale per il nostro sistema delle imprese, e quindi per la crescita di tutta l’economia umbra».
da Umbria 24.it
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