L'atto, però, non è solo figlio di un quadro legislativo nazionale fatto di provvedimenti che si affastellano e che spingono gli enti locali a disfarsi delle aziende sulla spinta di una ondata demagogica che fa di tutta un'erba un fascio, ma anche di una deliberata volontà politica.
Ci domandiamo perché il Comune di Terni, per esempio a proposito dell'ASFM, abbia rinunciato a mettere in atto gli impegni presi nella precedente consiliatura e gli orientamenti contenuti sia nel programma elettorale sia nelle linee programmatiche del Sindaco, dove si affermava, allora, che una possibile soluzione poteva essere rappresentata dalla costituzione di un'unica Azienda pubblica farmaceutica Regionale. E sullo stessa tema, in precedenza, era stato approvato un orientamento per riposizionare alcune farmacie comunali situate in aree non redditizie.
Anche per l'ASM, realtà importante per l'attuazione del progetto "Smart City", si pensava a un rafforzamento attraverso accordi societari con altre aziende pubbliche locali delle aree limitrofe. E proprio per il suo ruolo strategico, sul piano economico e su quello tecnologico, era stata chiamata in gioco solo poche settimane fa per il salvataggio dell'Isrim.
Che fine hanno fatto queste visioni e questi orientamenti? Possibile che non si sia trovata una soluzione differente per due aziende che non solo possono, anche per effetto delle riorganizzazioni degli ultimi anni, produrre ricchezza per la comunità a cui forniscono servizi essenziali, ma che rappresentano, esse stesse, delle componenti riconosciute di questa comunità?
Sel Terni non solo afferma la propria contrarietà all'atto, ma denuncia, ancora una volta, l'assenza, nell'azione amministrativa, di un'idea di città, senza la quale ogni atto o indirizzo seguono percorsi propri, dannosi o includenti.
Circolo SEL Terni, 29/03/15